La Nuova Sardegna

Terapie intensive: nell’isola superata la soglia di sicurezza

di Umberto Aime
Terapie intensive: nell’isola superata la soglia di sicurezza

A novembre è cresciuto il numero dei pazienti gravi In 10 giorni dal 27 al 30 per cento di posti occupati

19 novembre 2020
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Le terapie intensive in Sardegna sono finite oltre la soglia di sicurezza. A far scattare l’allarme, le tabelle dell’Agenas, l’agenzia nazionale che sin dall’inizio della pandemia tiene sotto controllo le Regioni. Eccolo il dato: martedì la quota del 30 per cento di posti letto occupati nell’area critica, considerata da sempre uno spartiacque, è stata superata di ben sette punti negli ospedali sardi. Non è la prima volta che accade: in una decina di giorni, stando ad Agenas, la Sardegna è passata da un più che rassicurante 2,7 ogni 10 unità/ricovero all’ultimo preoccupante 37 ogni 100 posti letto. Il che significa: a novembre sono aumentati i pazienti gravi ricoverati negli ospedali Covid. Eppure i numeri delle tabelle nazionali sembrano non trovare riscontro nel quotidiano bollettino ufficiale dell’Unità di crisi regionale. In quel censimento, alla voce ricoverati in terapia intensiva, il dato assoluto continua a oscillare solo fra uno o massimo due nuovi posti letto occupati, lasciando intendere che la situazione sarebbe comunque sotto controllo. Anche se dopo venerdì, giorno in cui la Regione ha presentato il Piano straordinario anti-Covid, c’è stato un picco: da 57 a 63 ricoveri nell’area critica. Forse è stato proprio questo recente censimento ad aver fatto scattare l’allarme di Agenas, con l’Istituto superiore di sanità che ha aggiunto anche questo commento all’ultima tabella: «Oggi non appare ancora alta la risposta della sanità regionale nell’offerta di posti letto». La replica della Giunta è arrivata proprio col Piano dei 40 giorni: entro dicembre i posti letto dovranno essere 940 in tutto fra terapia intensiva, subintensiva e ricoveri di pazienti Covid meno gravi fra ospedali e cliniche private ingaggiate in poche settimane per far fronte alla seconda ondata della pandemia.

L’emergenza. All’indomani della presentazione del Piano, l’Ats-Ares s’è messa subito al lavoro per ridurre al massimo l’evidente collasso in cui è finita gran parte del sistema. Una stima approssimativa, secondo la Regione, fa sapere: l’Azienda unica avrà a disposizione intorno al mezzo milione abbondante per rimodulare la piattaforma. Gran parte di quei soldi saranno spesi per la riorganizzazione degli ultimi ospedali coinvolti nella rete: dal Marino di Alghero al Binaghi di Cagliari, più la maxi tenda montata al pronto soccorso di Nuoro e le altre strutture sanitarie a Bosa, Ghilarza e Isili. Uno dei primi cantieri è stato chiuso pochi giorni fa al Marino di Cagliari, dove sono stati trasferiti 80 ricoverati del Santissima Trinità, ospedale ormai ben oltre il livello di guardia nonostante l’apertura del sesto reparto. Il commissario dell’Ats-Ares, Massimo Temussi, ha assicurato che i tempi saranno rapidi dovunque e sulla sua agenda avrebbe scritto: «Prima di Natale il Piano dei 40 giorni dovrà essere operativo al cento per cento».

La constatazione. La più amara è stata quella dell’infettivologo Massimo Galli dell’ospedale milanese Sacco: «Purtroppo le terapie intensive si svuotano più a causa dei decessi che per le guarigioni». È la conferma che nell’area critica non può essere abbassata la guardia neanche in Sardegna.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Elezioni comunali 

Ad Alghero prove in corso di campo larghissimo, ma i pentastellati frenano

Le nostre iniziative