La Nuova Sardegna

Il Governo frena la riforma sanitaria

di Umberto Aime
Il Governo frena la riforma sanitaria

Impugnati tre articoli della legge sulle nomine dei direttori e dei commissari La Giunta tira dritta: aspettiamo la pronuncia della Corte ma andiamo avanti

21 novembre 2020
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CAGLIARI. La riforma sanitaria è inciampata sulle scale di Palazzo Chigi. Il governo Conte ha impugnato tre commi di altrettanti articoli dei 54 approvati a settembre: sarebbero incostituzionali. Sollevate dal ministro per gli affari regionali, Francesco Boccia, le contestazioni non mettono in discussione la mappa delle Aziende sanitarie, che ritorneranno a essere otto più l’Ares, ma i criteri attraverso cui la Giunta vorrebbe nominare i vertici del nuovo sistema sanitario, dai commissari ai direttori generali. O ancora meglio, secondo il Governo, non è possibile che la Giunta scelga i futuri candidati solo da un elenco regionale, tra l’altro ancora tutto da scrivere, perché «l’unico ammesso è quello nazionale dei manager per la sanità, pubblicato sul sito del ministero della salute». In questo suo voler far tutto in casa, è una esemplificazione, la Regione – scrive Palazzo Chigi – ha «commesso un abuso di competenze rispetto alle prerogative dello Stato previste dalla Costituzione». Si sapeva da tempo che tirava aria di scontro, ora è arrivata la conferma dopo un’inutile trattativa.

Gli effetti. Nonostante il ricorso alla Corte costituzionale la riforma non si fermerà. Sono fonti di Villa Devoto a confermarlo: «I rilievi mossi dal Governo non mettono certo in discussione l’impianto complessivo. Quindi, il percorso intrapreso per l’avvio dell’Ares (dal primo gennaio sostituirà l’Ats) e delle otto Aziende sanitarie territoriali continuerà spedito». Per poi aggiungere, sempre le stesse fonti, «comunque la Giunta è determinata a portare avanti le proprie ragioni, per garantire una sanità migliore ai sardi». Fino a quando la Corte costituzionale non deciderà sul ricorso, è questa la sostanza della nota, la legge di riforma seguirà i tempi previsti. Un primo passo è stato fatto a settembre, con la nomina di Massimo Temussi al vertice dell’Ats-Ares. Il secondo dovrebbe essere a giorni con la scelta di chi dovrà traghettare le Aziende socio-sanitarie verso le resuscitate Asl di Sassari, Olbia, Nuoro, Tortolì-Lanusei, Oristano, Sanluri, Iglesias-Carbonia e Cagliari.

I retroscena. Ma perché il centrodestra ha sentito la necessità di avere un elenco regionale? La risposta è questa: i manager sardi iscritti nella lista nazionale, una decina, sono in gran parte riconducibili al centrosinistra e quindi, almeno sulla carta, non compatibili con l’attuale maggioranza al governo della Regione. C’è anche un secondo retroscena: fino al 2021 l’elenco nazionale non sarà aggiornato e non potranno esserci quidi nuove iscrizioni, comprese quelle di alcuni potenziali manager, stavolta vicini al centrodestra, e ora in lista d’attesa. Da qui la decisione della maggioranza di battezzare una lista regionale, come tra l’altro in passato sarebbe stato concesso in passato al Trentino Alto Adige e alla Calabria. Ma il Governo ha detto no alla Sardegna.

Il grande rischio. A mettere in dubbio anche la recente nomina di Temussi all’Ats è stata in queste ore la deputata Mara Lapia dell’M5s: «Il manager scelto dalla Regione – le sue parole – non è iscritto all’elenco nazionale e di conseguenza va rimessa in discussione». Non per la Giunta: «Nessun abuso, abbiamo solo utilizzato lo stesso percorso seguito da altre Regioni con diverse leggi che mai sono state impugnate dal Governo».

Le opposizioni. In Consiglio regionale, i partiti di minoranza si sono scatenati appena la notizia è rimbalzata da Roma. Gianfranco Ganau, Pd, ha ribadito quanto aveva detto un mese fa: «Lo sapevano che sarebbe finita così. In aula non siamo stati ascoltati, nonostante avessimo proposto di correggere subito diversi errori, e il Governo ha fatto quello che doveva fare. Non è davvero possibile che il centrodestra s’inventi le regole quando esiste un elenco nazionale». Per Francesco Agus, Progressisti, «la legge moltiplica Asl è nata male e finirà peggio proprio nel mezzo di una pandemia». Per i 5 stelle, con Michele Ciusa e Desirè Manca, la «giunta Solinas ha conquistato un pessimo primato: finora ben 11 leggi della Sardegna, votate sempre e solo dal centrodestra, sono state impugnate dal Governo».

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