La Nuova Sardegna

Salvatore Mulas, una vita per lo Stato: va in pensione a Sassari il “superpoliziotto”

Salvatore Mulas, una vita per lo Stato: va in pensione a Sassari il “superpoliziotto”

Dopo 41 anni di carriera al servizio della Repubblica. È stato anche questore a Cagliari e prefetto a Sassari

22 novembre 2020
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SASSARI. Quando si pensa alla figura di un “servitore dello Stato” non può non venire in mente Salvatore Mulas. uno che dello spirito di servizio verso la Repubblica ha fatto la cifra di una vita. Ora, a 65 anni, dopo aver attraversato, con importanti ruoli di comando, diverse stanze di quello Stato a cui ha prestato giuramento di fedeltà, Salvatore Mulas, riprende a indossare i panni del privato cittadino. Ma quel curriculum chilometrico che lo accompagna nei giorni della pensione fa capire che un uomo così rimarrà sempre un patrimonio della Stato.

L’ultimo incarico ricoperto è stato quello di capo del dipartimento nazionale dei vigili del fuoco. Proprio ieri il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'interno, Luciana Lamorgese, ha deciso che sarà Laura Lega, prefetto di Firenze, a svolgere le funzioni di Capo del Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile. Mulas ha guidato i vigili del fuoco italiani per quasi due anni, ma prima è stato soprattutto un poliziotto di razza che ha partecipato a importanti operazioni contro il banditismo e la criminalità organizzata.

Nato a Macomer il 13 settembre 1955, ha frequentato l’Accademia di quello che all’epoca era il Corpo delle guardie di pubblica sicurezza. Uscì dall’accademia nel 1979, con le mostrine da tenente , e da lì cominciò una carriera brillante. Venne subito assegnato alla Sezione antiterrorismo della Digos della Questura di Torino, partecipando alle più importanti operazioni concluse in quel periodo contro le formazioni terroristiche, con l’arresto di numerosi esponenti dell’eversione.

Nel 1984 il rientro in Sardegna: a Nuoro dirige prima la Digos e poi diventa capo della squadra mobile. «Stava nascendo il movimento armato sardo - raccontò Mulas alla Nuova -. Erano gli anni di Annino Mele, che era il latitante più temuto, poi c’era un giovane Matteo Boe. Le campagne erano la loro casa e noi stavamo iniziando a capire come agire per contrastarli perché all’epoca era davvero complicato organizzare un’indagine».

Una serie di risultati investigativi gli valgono la promozione per merito straordinario a primo dirigente. Il nuovo grado lo porta in Sicilia: a Palermo, nel 1992, assume l’incarico di dirigente della squadra mobile dopo il periodo della “stagione delle stragi”. E anche qui la sua storia è costellata di brillanti operazioni e di arresti di pericolosi criminali.

Nel 1994 il ritorno dove tutto era iniziato, a Torino, per dirigere anche lì la squadra mobile. All’inizio del 2001 arriva la promozione a primo dirigente superiore e allo stesso tempo il trasferimento alla Questura di Gorizia. L’anno dopo ancora Nuoro, nel 2006 Novara. Poi il 4 agosto 2008 assume la direzione della Questura di Cagliari e il 5 agosto dell’anno successivo è nominato dirigente generale.

Quella di Cagliari è l’ultima tappa con la divisa della polizia: il 28 agosto del 2011 viene nominato prefetto. Il primo incarico è ancora in Sardegna, a Sassari, dove rimane sino al giugno del 2015. Viene trasferito a Verona proprio quando la Dinamo vince lo scudetto del basket. E per lui rimarrà un rimpianto. Diventa prefetto di Verona, incarico che mantiene sino all’inizio del 2019 quando diventa capo dei vigili del fuoco. Non stupisce che, dopo una carriera così, sia diventato Grande ufficiale dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana”. Non poteva essere altrimenti dopo una vita trascorsa a cercare di rendere più sicura la vita di tutti noi.



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