La Nuova Sardegna

Traffico di droga e prestiti di denaro, Graziano Mesina era di casa nel nord dell’isola

Traffico di droga e prestiti di denaro, Graziano Mesina era di casa nel nord dell’isola

Qui il latitante orgolese ha creato nuove amicizie e ne ha rinnovato altre del passato. E questi legami erano emersi in particolare all’esito delle indagini del 2013, l’anno della maxi operazione che portò all’arresto dell'ex primula rossa del banditismo sardo

24 novembre 2020
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SASSARI. È quasi sempre stata la droga a guidare gli spostamenti di Graziano Mesina nelle varie zone dell’isola. Sassari compresa. Perché il traffico di sostanze stupefacenti non ha mai conosciuto confini e l’ex primula rossa sapeva farsi rispettare nell’ambiente, soprattutto quando si trattava di riscuotere gli incassi.

Sassari ma anche Porto Torres, Alghero e diversi centri dell’hinterland, come Chiaramonti, Valledoria, Nulvi, Ozieri, Usini. Qui il latitante orgolese ha creato nuove amicizie e ne ha rinnovato altre del passato. E questi legami erano emersi in particolare all’esito delle indagini del 2013, l’anno della maxi operazione che portò all’arresto di Graziano Mesina e di altre decine di persone per traffico di droga.

Lui in prima persona, ma anche i suoi collaboratori più fidati, hanno seguito sempre con grande attenzione i “movimenti” nella parte settentrionale della Sardegna. E quando le cose non andavano in un certo modo, le reazioni potevano essere pesanti: minacce di morte e persino sequestri di persona per pretendere il pagamento di partite di droga arretrate.

Il bandito di Orgosolo si vedeva spesso in giro nei bar e nei locali pubblici e, con un curriculum criminale di tutto rispetto, indossava molto bene le vesti del leader.

Ed è anche capitato che “intervenisse” direttamente. Basti pensare a quello che era capitato a Vittorio Denanni, allevatore di Chiaramonti (anche lui tra gli arrestati in quella maxi-operazione) che aveva maturato un credito importante per una partita di droga messa a disposizione dal gruppo di Mesina. Secondo quanto ricostruito all’epoca dai carabinieri di Nuoro, Mesina si presentò a casa dell’allevatore e prese in ostaggio il figlio che venne obbligato a chiamare il padre per dire che c’era «quella gente in casa». L’uomo recuperò 20mila euro e consegnò l’acconto. Gli altri 17mila euro Grazianeddu li ottenne nel secondo blitz, quando dietro minacce si fece consegnare 15 vacche dell’allevamento Denanni che poi vendette per incassare il denaro.

Il fronte della provincia di Sassari era quindi considerato di particolare interesse grazie al mercato della droga che alimentava flussi enormi di denaro. E non è da escludere che in quegli anni il bandito della Barbagia abbia stretto rapporti che ha poi conservato nel tempo con persone che ancora oggi non si tirerebbero indietro di fronte a una sua richiesta di aiuto. Personaggi sotto la lente di ingrandimento degli investigatori.

Va anche detto che nel 2017 Mesina è stato condannato dal gup di Sassari Michele Contini a sei anni e otto mesi di carcere per usura, in concorso con un ex direttore della filiale di un istituto di credito, anche lui condannato a 5 anni. I due, secondo le accuse, si comportarono da strozzini con un imprenditore sassarese che si era rivolto al bancario per avere un prestito di 40mila euro. Salvo poi scoprire che ne doveva restituire diecimila in più e non alla banca ma a Grazianeddu (che non dispensò minacce per ottenerli). Anche in quel caso la mole di intercettazioni aveva permesso di evidenziare la maglia di rapporti che il bandito di Orgosolo aveva intessuto nel Sassarese. (na.co.)

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