La Nuova Sardegna

Giovani uccisi nel 2007: il pm chiede 18 anni

Giovani uccisi nel 2007: il pm chiede 18 anni

Mai trovati i corpi, ma per l’accusa gli indizi sono sufficienti e conducono a un tabaccaio di Carbonia

27 novembre 2020
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CAGLIARI. Dall’11 febbraio 2007 nessuno sa più nulla di due giovani che vivevano al campo Rom di Sirai, a Carbonia: spariti, inghiottiti in un mistero che tredici anni di indagini non hanno chiarito o almeno non hanno chiarito del tutto. I loro nomi sono William Tani (33 anni) e Giuliano Milanovic (24 anni), origine serba, sposato e padre di cinque figli. Per la Procura di Cagliari sono morti, uccisi dal tabaccaio di Carbonia Gianluca Casula dopo una lite legata a un debito proprio il giorno della scomparsa. Ieri il pm Danilo Tronci ha chiuso la sua requisitoria al giudizio abbreviato con la richiesta al gup Giorgio Altieri di condannare l’imputato a 18 anni e mezzo. Tronci ha ricostruito i fatti sostenendo che non c’è la prova regina ma indizi convergenti, abbastanza perché la responsabilità di due omicidi senza cadaveri e senza armi venga attribuita a Casula. Stesse conclusioni dalle parti civili patrocinate da Marco Bacchis, Alessandra Corrias e Alessandra Ferrara. Il 15 dicembre parleranno i difensori Gianluca Aste e Rita Dedola.

I fatti. Da sempre amici, William e Giuliano mangiano insieme al capo Rom di Sirai, a metà pomeriggio salutano e se ne vanno, parlano di un appuntamento. Da quel momento non ci sono più tracce di loro. L’auto, una Mercedes C190, viene trovata con le portiere chiuse a chiave in una stradina di campagna vicino a San Giovanni Suergiu. Allertata dai familiari, la polizia li cerca ovunque. Gli abitanti del campo riferiscono di un debito a carico di Milanovic, chi parla di cinquemila e chi di quindicimila euro. Nessuna testimonianza buca il silenzio fino a un anno più tardi, quando la suocera e la fidanzata di Casula raccontano alla polizia un fatto che si rivelerà importante: la sera dell’11 febbraio Gianluca sarebbe rientrato a casa per cambiarsi i vestiti e buttare quelli sporchi in un cassonetto. Recuperati dalle due donne, i vestiti sarebbero risultati macchiati di sangue. Alla fine però nessuna traccia neppure dei vestiti. L’altro indizio è un buco di un’ora, tra le 19 e le 20.30, nell’alibi fornito da Casula: doveva trovarsi in un bar, nessuno l’ha visto. Per il pm il delitto sarebbe avvenuto in quell’ora. (m.l)



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