La Nuova Sardegna

«Questa è una lunga guerra, combattiamo uniti»

«Questa è una lunga guerra, combattiamo uniti»

L’appello politico: medici e infermieri sono stremati ma vanno avanti, siamo responsabili anche noi 

29 novembre 2020
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NUORO. «Siamo in guerra, una guerra vera e propria» dice il sindaco di Nuoro Andrea Soddu. Ora che sta recuperando le forze, ormai è di nuovo negativo dopo due settimane di lotta contro il Covid, pensa e ripensa spesso al nonno «ferito in guerra, in trincea, nel 1918». «Lo mandarono in ospedale e al suo posto spedirono subito un altro soldato. Il problema di oggi è che non ci sono più soldati a disposizione. In trincea oggi ci sono i medici e gli infermieri, ma ormai non bastano più. E noi abbiamo il dovere di stare vicino alle truppe». «L’altro giorno – racconta – ho sentito il primario della Terapia intensiva dell’ospedale San Francesco, Peppino Paffi. Era sfinito, era disperato ma ha un cuore d’oro. E come lui, tantissimi altri operatori sanitari schierati in prima fila». «Io mi sento in guerra, né più né meno di mio nonno che era sul fronte» sottolinea il sindaco. Chiuso in casa, al lavoro comunque, 24 ore su 24. Perennemente connesso. «In tutto questo ho vissuto il dramma di tantissimi amici, conoscenti e non conoscenti. Dei cittadini che sono in ospedale in fila al pronto soccorso con le ambulanze, anche per 28 ore... vedo tutti i giorni che ci sono 26, 27, 28 ricoverati Covid, vedo la tragedia dei malati oncologici, vedo la sofferenza dei medici, degli infermieri, dalla Rianimazione al Pronto soccorso, dalla Pneumologia a reparti Covid, è incredibile come stanno lavorando, turni di 12 ore su 24, son saltati tutti gli schemi». Prende fiato, fa una pausa. Tossisce. Riprende e lancia un messaggio politico: «Questa guerra continuerà ancora per molto tempo, sarà una guerra economico-sociale che dobbiamo prendere in mano con grande lungimiranza, determinazione, passione, con grande amore. Dobbiamo essere uniti, non ci vogliono contrapposizioni. Quando andiamo in guerra, l’Esercito italiano ha una mimetica con un solo simbolo: l’Italia. Ecco: dobbiamo indossare gli stessi colori. Da qui ripartiremo e saremo più forti di prima. Ma saranno fondamentali unità di intenti, di visione, di responsabilità. È questo il momento storico, il passo per superare il “Giorno del giudizio”, dei signorotti fermi al Tettamanzi a osservare gli altri che passano al Corso e a criticarli. Ora non funziona più così: siamo tutti responsabili e tutti dobbiamo fare, lavorare insieme per superare la pandemia, per vincere la guerra. (l.p.)

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