La Nuova Sardegna

Gli ospedali respirano In calo anche l’indice Rt

di Roberto Petretto
Gli ospedali respirano In calo anche l’indice Rt

La riorganizzazione di ospedali e servizi territoriali comincia a dare frutti Temussi (Ares): «Ora va benino, ma non abbassiamo l’attenzione»

03 dicembre 2020
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SASSARI. Come una sbarra d’acciaio dura da piegare, la curva dei contagi in Sardegna ancora non punta verso il basso. Probabilmente ha raggiunto quello che gli esperti chiamano plateau: una sorta di pianoro che dovrebbe preludere a un calo più deciso. Ci sono però altri indicatori confortanti che, pur nella prudenza richiesta dalla situazione complessiva, fanno pensare che qualcosa stia lentamente migliorando.

I numeri. La curva dei contagi è stabile, ma sugli ospedali la pressione cala. Lo dicono i numeri e lo dicono anche le testimonianze dall’interno, i bollettini che non annunciano più pronto soccorso intasati e reparti al collasso perenne.

Secondo l'ultimo report di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) la percentuale di pazienti Covid-19 ricoverati in terapia intensiva rispetto ai posti letto disponibili è sempre sopra la soglia del 30% ma è calata al 38% dopo aver toccato il 41% il 25 novembre scorso. Al di sotto della soglia critica del 40 per cento è invece l’andamento della percentuale dei posti letto occupati in area non intensiva: 36 per cento. Qui incide, in negativo, proprio quel dato dei contagi che non cala. Infatti la tendenza dell’occupazione di posti letto non intensivi è in crescita, considerato che l'11 novembre scorso il valore si attestava al 30 per cento. Ma forse il numero più confortante è quello dell’indice Rt che in Sardegna è sceso a 0,72 ed è quindi tra i più bassi d'Italia).

I segnali. «Sono segnali confortanti - dice Massimo Temussi, commissario dell’Ares/Ats -. Di certo, però, non abbassiamo l’asticella dell’attenzione».

Dopo le settimane in cui i sardi hanno assistito alle file delle ambulanze davanti ai pronto soccorso di Sassari, Cagliari, Nuoro e Oristano, ora la situazione sembra essere meno grave (anche se ieri ha chiuso il pronto soccorso di San Gavino). «È vero, la situazione è migliorata. I dati sulla pressione che cala negli ospedali sono reali - dice ancora Temussi -. Ha riaperto il pronto soccorso di Oristano, abbiamo aperto un nuovo reparto di terapia intensiva a Nuoro, ma questo non ci fa abbassare tensione. Abbiamo un programma di 40 giorni deliberato dalla Giunta regionale. Lo stiamo realizzando, ma abbiamo ancora molti posti letto da allestire. Sono trascorsi poco più di 10 giorni da quando abbiamo iniziato, c’è ancora tanta strada da fare. Non c’è dubbio che la situazione a Nuoro sia migliorata, ma stiamo andando ancora avanti a cercare spazi utilizzabili nell’ospedale. Per esempio c’è il Piano zero che si può riconvertire». Non mancano le polemiche: «Già, ho letto che qualcuno ci accusa, qualcuno parla di flop del piano - dice ancora Temussi -. Ma se abbiamo appena iniziato, come si può parlare di flop? Almeno fatecelo finire. Comunque capisco che ci possano essere delle polemiche politiche. A me non interessano, sono un tecnico e cerco di far funzionare le cose».

Mister Wolf. Se ora le cose vanno meglio, forse significa che qualcosa in precedenza è stata fatta in modo sbagliato. Ma Temussi su questo glissa: «Io mi occupo di organizzazione aziendale, probabilmente in questo momento serviva una figura come la mia. Giorgio Steri è 10 volte più capace di me in epidemiologia. Ma non esistono persone per tutte le stagioni. Chi c'era prima ne sapeva più di me su Covid: io sto solo facendo quello che so fare». Temussi è un po’ come il Mister Wolf di Pulp fiction: «Risolvo problemi, funziono quando c'è casino».

Con quale criterio? «Il segreto è lavorare in rete, lavorare su un percorso che abbia una base regionale. Dobbiamo avere la consapevolezza di dove sono i problemi e dove si può intervenire. Dobbiamo dimensionare il livello di attenzione alle esigenze. Non è un caso che il documento dei 40 giorni sia stato firmato da tutte le aziende sanitarie. Da soli non si vince».

Il fatto che la situazione complessiva sia leggermente migliorata non significa che l’emergenza sia alle spalle: «Non abbiamo più situazioni pesantissime. Ci possono essere delle situazioni delicate nelle fasi di transizione. Ad esempio, stiamo attivando tutti i piani del Marino a Cagliari. Sono stati appena attivati 20 posti, in settimana ne arriveranno altri 30. Ci sono dei momenti critici quando si sposta il reparto e ci può essere un momento in cui c'è qualche ambulanza in più. Diciamo che le cose stanno andando benino».

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