La Nuova Sardegna

L’impero Aias in vendita. I Randazzo pronti a lasciare

Mauro Lissia
L’impero Aias in vendita. I Randazzo pronti a lasciare

La proposta presentata al tribunale: nessuna quota agli attuali proprietari. I beni da cedere valgono tra i 70 e gli 80 milioni, il passivo ammonta a 90

18 dicembre 2020
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CAGLIARI. L’Aias vende tutti i beni e se ne va, l’assistenza e la riabilitazione dei disabili passerà agli acquirenti, gruppi finanziari che negli ultimi mesi hanno manifestato interesse per l’acquisizione di Rsa e altri immobili, in tutto 40, che fanno capo all’azienda fondata nel 1954 e alla Fondazione Randazzo. È questo il contenuto del nuovo piano che i legali dei Randazzo - gli avvocati Andrea Pogliani, Giuseppe Macciotta e Gigliola Loi - hanno presentato al giudice Andrea Bernardino insieme all’istanza di concordato preventivo destinata, nelle speranze, a scongiurare il fallimento richiesto dalla Procura e a salvare almeno una parte dei 1200 dipendenti. Il vecchio piano proposto nella scorsa primavera prevedeva che una quota dell’impero pari a circa il 10 per cento rimanesse ai Randazzo, le osservazioni e le richieste di approfondimento del tribunale hanno indotto gli storici padroni dell’Aias a togliersi di mezzo, mettendo sul tavolo del concordato beni che in base alla stima dei periti affiancati al tribunale avrebbero un valore tra i 70 e gli 80 milioni di euro, a fronte di uno stato passivo accertato di 90 milioni e di crediti nei confronti della Regione - che la Regione nega - di 26 milioni, di cui circa 10 esigibili in tempi tecnici ragionevoli. In base al progetto il 63% di quanto raccolto con le vendite andrebbe ai creditori privilegiati e il 37% ai creditori chirografari, vale a dire a tutti gli altri che non hanno diritto di prelazione.

La decisione del tribunale fallimentare è ancorata a questi numeri e alle 200 pagine di documenti depositati dai legali dei Randazzo: il giudice dovrà stabilire se l’addio dell’Aias con il subentro nelle proprietà e nella gestione dei servizi di altri soggetti finanziari gioverà alla posizione dei creditori oppure no, con in primo piano il futuro dei dipendenti. Se il percorso tracciato dagli avvocati dell’Aias e della Fondazione Randazzo convincerà il tribunale si andrà avanti con una nuova configurazione societaria e con l’assorbimento del personale nelle società subentranti, altrimenti si ripartirà da zero con incognite e difficoltà non difficili da prevedere.

Di buono c’è che ora le carte sono tutte in tavola: alla prossima udienza, quella del 21 gennaio, i periti della Procura Gianluca Fadda e Giuseppe Aste produrranno in forma scritta le loro valutazioni, i difensori preciseranno sempre per iscritto alcuni aspetti del progetto, dopo di che il tribunale - sentiti i pm Daniele Caria e Paolo De Angelis, che ieri erano in aula - si riserverà la decisione sull’ammissibilità alla procedura concordataria. Ad occhio e croce quindi la lunga e sofferta vicenda legata alla crisi dell’Aias si dovrebbe chiudere all’inizio della prossima primavera, con incognite inevitabili sulla posizione dei dipendenti. Al netto della qualità della gestione aziendale, la famiglia Randazzo ha giocato la carta del concordato soprattutto per gettare un salvagente al personale, che rischiava e rischia di finire sulla strada. In altre parole si può dire che una proprietà sarda non ha dimenticato il bene dei lavoratori. La domanda è: le eventuali aziende nazionali e internazionali interessate a prendersi l’Aias si porranno gli stessi scrupoli? La risposta riguarda anche il tribunale fallimentare, chiamato a indicare la via d’uscita più favorevole da una fase di stallo aziendale che ha messo sul lastrico le famiglie dei dipendenti, a lungo private di salari e stipendi.


 

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