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«I miei genitori uccisi nella campagna di Tortolì perché sapevano»

«I miei genitori uccisi nella campagna di Tortolì perché sapevano»

In Assise a Cagliari il processo per i delitti in Ogliastra, la drammatica testimonianza della sorella di Marco Mariano Ferrai

12 gennaio 2021
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CAGLIARI. Angela Ferrai non ha dimenticato: un fratello che sparisce nel nulla e i genitori ammazzati a fucilate sono ricordi forti che resistono anche a distanza di sedici anni. Con la voce indebolita dall’emozione, il cuore che pulsava a mille, l’ha dimostrato davanti ai giudici della Corte d’Assise in un’aula che si è fatta d’improvviso gelida e silenziosa. Il racconto è registrato nelle risposte al pm Danilo Tronci e all’avvocato Paolo Pilia, in un’esame testimoniale a tratti sofferto, che i giudici hanno sospeso a metà mattina e successivamente ripreso per dare alla donna il tempo di superare il comprensibile disagio: «Il 21 settembre 2004 mio fratello Marco Mariano è uscito con Cesare Balzano e quando non è rientrato a casa i miei genitori si sono preoccupati, temevano il peggio». La ricerca del giovane, un giro fra i bar di Tortolì per capire se fosse vera la versione di Balzano: «Diceva di averlo lasciato in un locale, ma nessuno l’aveva visto». Un richiamo alla famiglia, conseguenza di una paura razionale: «A mio marito dissi di non seguire mio padre nella ricerca, avevo bambini piccoli, non volevo che venisse coinvolto». In ultimo la deduzione o almeno quella che Angela Ferrai ha presentato come tale: «Quando il 3 dicembre 2004 i miei genitori sono stati uccisi a fucilate nel terreno di Basaura ho capito che avevano scoperto la verità, probabilmente sapevano chi aveva fatto sparire mio fratello anche se non mi dissero nulla». Per la morte di Marco Mariano Ferrai non ci sono imputati al processo sui misteriosi delitti d’Ogliastra - dal 2000 al 2019, sette persone a giudizio, sullo sfondo l’assalto al distaccamento militare di Bellavista, ad Arbatax, due omicidi accertati, due tentati e una lunga teoria di rapine - che è ripreso ieri mattina davanti alla Corte d’Assise presieduta da Tiziana Marogna. Dei due presunti assassini di Nino Ferrai e Mariangela Bengoni, i genitori dello scomparso, è accusato solo l’arzanese Luigi Piras (48 anni) perché Cesare Balzano è stato ucciso a sua volta il 4 agosto del 2019 con un fucile calibro 12: aveva cinquant’anni. Sull’uscita di scena di Marco Mariano Ferrai soltanto ipotesi, in gran parte legate all’accusa di aver partecipato con Balzano e altri quattro alla rapina del 21 settembre 2004 che fruttò 13 mitragliatori Beretta, 22 caricatori e altra attrezzatura militare consegnata da un piantone dell’armeria di Capo Bellavista sotto la minaccia di due pistole. Da quel giorno nessuno vide più il giovane, il corpo non venne mai trovato e la Direzione distrettuale antimafia, malgrado un’indagine andata avanti per circa dodici anni fra intercettazioni e ricerche, non ha potuto dare un nome a chi l’ha ucciso e perchè.

Il centro dell’udienza di ieri è stata la testimonianza di Angela Ferrai, di cui il pm Tronci ha consegnato ai giudici, con il consenso dei difensori, anche i verbali degli esami condotti tra il 2004 e il 2005. Per il resto il tecnico del Ris Giammaria Marongiu ha chiarito che il fucile usato per tendere l’imboscata mortale ai coniugi Ferrai è lo stesso comparso due anni prima nell’omicidio Podda. Un altro teste, Sergio Serra, ha ricordato qualche dettaglio sulle frequentazioni di Marco Mariano Ferrai («c’erano voci su di lui, si diceva che andasse con persone poco raccomandabili»). E’ rimasto sospeso il conferimento dell’incarico al perito del suono Walter Marcialis, mentre i periti Salvatore Sanna e Francesco Pinna dovranno lavorare a lungo sulla mole spaventosa di trascrizioni delle conversazioni intercettate. Il 22 marzo il dibattimento andrà avanti con l’esame di altri testimoni legati al duplice omicidio Ferrai.

Sono imputati con posizioni di diversa gravità Angelo Balzano (55 anni) di Arzana difeso dall’avvocato Mario Solanas, i suoi compaesani Giangiuseppe Ferrari (42) difeso da Stefano Piras e Luigi Piras (48) difeso da Paolo Pilia, Andrea Agus (51) di Lanusei difeso da Salvatore Zito, Paolo Mulas (55) e Armando Mameli (62) entrambi di Tertenia, difesi rispettivamente da Mario Canessa e Marcello Caddori, e Salvatore Mereu (57) di Tortolì difeso da Bruno Pilia. Nel capo d’imputazione anche i tentati omicidi di Luigi Lobina e della moglie e gli omicidi di Lino Perotti e Angelo Tangianu, oltre alla sparizione di Marco Ferrai. (m.l)

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