La Nuova Sardegna

L'assessore Biancareddu: «Ragazzi abbiate pazienza presto tornerete a scuola»

di Silvia Sanna
L'assessore Biancareddu: «Ragazzi abbiate pazienza presto tornerete a scuola»

Intervista al responsabile regionale dell’Istruzione: «Troppi contagi, la dad è stata una scelta obbligata» I vaccini: «Partiamo subito con gli insegnanti». Esame di maturità: «Aboliamolo»

12 gennaio 2021
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SASSARI. Non è una sconfitta ma una necessità, «una decisione sofferta, presa a malincuore ma inevitabile, per il bene di tutti. I ragazzi sono intelligenti, sono certo che capiranno». Agli studenti si rivolge direttamente l’assessore regionale all’Istruzione e Cultura Andrea Biancareddu: chiede pazienza, comprensione ma soprattutto senso di responsabilità, «avete già dimostrato di averne tanto, vi chiedo di non abbassare la guardia proprio ora, perché il momento è cruciale. Proprio per questo si è scelto di continuare ancora per qualche settimana con la didattica a distanza, che in questa situazione rappresenta il male minore».

Assessore Biancareddu, lei è sempre stato contrario alla didattica a distanza. Lo è ancora?

«Assolutamente sì. La dad resta una soluzione d’emergenza con tanti aspetti negativi. Non potrà mai sostituire la lezione in aula».

Però l’emergenza per quanto riguarda gli studenti delle Superiori sta diventando quasi una normalità.

«Purtroppo abbiamo dovuto prorogare le lezioni a distanza sino al 31 gennaio. Non era possibile fare rientrare i ragazzi a scuola in questo momento. Ci sono stati confronti tra i vari soggetti coinvolti e le autorità sanitarie: il numero di ricoveri ordinari e nelle terapie intensive ha indotto a rimandare il ritorno in classe».

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Nella decisione ha influito la situazione del trasporto pubblico?

«No, perché su questo aspetto, fondamentale, siamo sereni. In questi mesi è stato fatto tanto, ci sono i mezzi sufficienti per garantire il trasporto degli studenti, ma anche dei lavoratori pendolari, in sicurezza».

Allora è stato accertato un numero allarmante di contagi in ambito scolastico tra ottobre e novembre?

«Non direi neanche questo, i contagi sono stati contenuti perché all’interno delle scuole si è lavorato benissimo e sono state garantite buone condizioni di sicurezza. Ma è tutto ciò che si muove intorno alla scuola che preoccupa: non si può imporre per decreto ai ragazzi di non socializzare, di non chiacchierare all’ingresso, all’uscita di scuola o alla fermata dell’autobus. Ridono, mangiano insieme, le mascherine si abbassano e insieme a loro cala il livello di protezione. Si va avanti con la dad proprio per evitare queste occasioni di assembramento tra ragazzi almeno al mattino. Lo stesso Comitato tecnico scientifico, così come l’Istituto superiore di sanità, hanno suggerito di rimandare il rientro in aula alle Superiori per arginare il rischio di una terza ondata di Covid».

A pagare il prezzo più alto sono gli studenti della fascia d’età 14-18 anni, quella segnata da un’altissima percentuale di abbandoni scolastici. La preoccupa la possibilità che la didattica a distanza possa accentuare questo fenomeno?

«Il rischio è molto alto e ne siamo consapevoli. Ma in questo momento non possiamo non correrlo perché c’è di mezzo la tutela della salute pubblica. Purtroppo secondo i dati in nostro possesso, circa il 40% dei contagi in ambiente scolastico è avvenuto alle Superiori, in misura inferiore alle Medie e alla Primaria – 23 e 17% – e il resto tra i più piccoli. A fare la differenza è il fatto che sino ai 14 anni gli scolari sono accompagnati dai genitori, quindi le occasioni di assembramento con i compagni sono molto più limitate rispetto ai ragazzi più grandi. Il compito delle istituzioni è sostenere al massimo gli studenti in questa fase complessa. La Regione sta facendo la sua parte».

Come?

«Mettendo tutti in condizione di studiare a distanza. La Dad non deve accentuare differenze di tipo economico, l’accesso allo studio deve essere garantito a tutti perché è un diritto sacrosanto. Un mese fa abbiamo stanziato 2 milioni e mezzo di euro per dotare le famiglie di tablet e pc e pagare i costi per la connessione, sono stati assegnati attraverso i Comuni che hanno il polso della situazione. Tenendo conto anche del fatto che la platea di potenziali beneficiari si è allargata: il Covid ha messo in ginocchio la classe media, chi prima stava bene ora è in difficoltà perché ha dovuto chiudere l’attività commerciale o è andato in cassa integrazione. Le conseguenze di tutto questo non devono ricadere sui ragazzi, sugli studenti. A loro chiedo di stringere i denti per un’altra ventina di giorni».

È ottimista sul rientro in aula il primo febbraio?

«Voglio esserlo. Ma dipenderà tutto dalla curva dei contagi, saranno decisivi questi giorni di aperture più o meno generalizzate».

Ma l’idea è di far ricominciare tutti insieme in presenza o saranno stabilite delle percentuali?

«Noi vogliamo riportare tutti a scuola istituendo se necessario i doppi turni. Ma contemporaneamente bisogna iniziare a vaccinare gli insegnanti».

Però il calendario del Governo prevede che la vaccinazione del personale scolastico inizi non prima di aprile. La Regione ha altri piani?

«Sì e ne parleremo in giunta in questi giorni. È chiaro che resta prioritario vaccinare prima il personale sanitario, che in questi mesi terribili si è sacrificato tanto per tutti noi, e le persone anziane e fragili. Ma la scuola è il futuro, è la ricchezza più grande che abbiamo. Per questo chiederò che anche insegnanti e personale non docente siano vaccinati con urgenza. Non credo che ci saranno voci contrarie, bisogna partire subito per la sicurezza di chi sta in aula ogni giorno, professori e studenti. Cerchiamo di chiudere serenamente quest’anno scolastico estremamente complicato».

A proposito di chiusura dell’anno scolastico, tra i ragazzi dell’ultimo anno c’è molta preoccupazione in vista dell’esame di maturità. Tanti, considerate le difficoltà affrontate a causa del Covid, chiedono che sia abolito. Lei è favorevole o contrario?

«Sono molto favorevole. Credo che sarebbe giusto abolire l’esame o comunque pensare a una versione light. In ogni caso l’esito della prova non dovrà essere decisivo nella valutazione finale dello studente: dovrà essere preso in considerazione l’impegno mostrato durante tutto l’anno, anche la capacità di adattarsi a un tipo di didattica diversa rispetto a prima. Abbiamo chiesto enormi sacrifici ai ragazzi, ora è doveroso andare loro incontro».

Significa che saranno tutti promossi?

«No, neanche per sogno. Chi non si è impegnato per niente durante l’anno non potrà passarla liscia. Anche in questo caso, è necessario dimostrare senso di responsabilità».

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