La Nuova Sardegna

«Brava Carla, riprenditi la vita»

«Brava Carla, riprenditi la vita»

Tanti commenti di incoraggiamento all’ex poliziotto che sta cambiando sesso: «Grazie, mi date forza»

13 gennaio 2021
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OLBIA. Felicità è non sentirsi giudicati e leggere parole affettuose: «Mi danno ancora più forza, mi aiutano a spiegare le ali e affrontare il mio percorso con serenità». Carla sorride, uno sguardo al giornale con la sua foto in prima pagina e ai commenti, tantissimi, sul sito e sulla pagina Facebook della Nuova. La storia di Carla ha suscitato molta curiosità e a colpire è stato soprattutto il suo coraggio, la sua forza di volontà che l’ha spinta a non nascondersi più: lei ora è Carla, ma all’anagrafe è ancora Enzo, è ancora un uomo «anche se io uomo non mi sono mai sentita. E sino a pochi anni fa ho continuato a vivere una vita che non mi apparteneva, che non sentivo mia», ha spiegato Carla al giornale. Sino a quando non ha deciso di dire basta «e di smettere di farmi del male».

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Anche perché in fatto di dolore la vita le ha già presentato un conto salatissimo. Il 18 novembre del 2013 l’alluvione Cleopatra a Olbia si era portata via la sua famiglia: sua moglie Patrizia e la loro piccolina, Morgana, di appena 23 mesi. Una sofferenza indicibile, una ferita che sanguinerà per sempre. Ma che – come ha spiegato Carla – non è all’origine della sua decisione: «Io mi sentivo donna già da bambino, a 7 anni adoravo i collant e indossavo abiti femminili. Ma mia madre piangeva e allora io per non farla soffrire mettevo via tutto e facevo finta di niente. E sono andata avanti così per tanti anni, mossa dal desiderio di non far soffrire nessuno». Ma bloccato anche dalla paura dei “pregiudizi stupidi che si sentono – commenta Giorgia – Ora ha trovato il coraggio di cambiare. Buona fortuna Carla, per una vita migliore”. Anche Norina le fa lo stesso augurio: “Buona fortuna per la tua nuova vita Carla, che ti doni ciò che desideri”. E c’è anche chi era presente in quei giorni terribili dell’alluvione e la storia di Enzo-Carla e della sua famiglia l’ha vissuta in maniera diretta. Scrive Andrea: “«Ero lì, purtroppo in quei giorni ho assistito a tutte le operazioni di recupero delle salme e ho potuto immaginare soprattutto dopo che sono diventato padre, il dolore che questa persona ha provato. Ti auguro di trovare la serenità e di stare bene, un saluto al piccolo angelo”.

Parole che scaldano il cuore, dice Carla: «È stato bello leggere i commenti di tante amiche che dimostrano vicinanza e affetto, ma anche di uomini, di ragazzi giovani, mi ha fatto sentire più forte. Lo ero già, ma da stamattina (ieri ndr) ancora di più. Mi sento pronta anche ad aiutare altre amiche e amici che, come me all’inizio, sono spaventati dai pregiudizi, hanno timore ad affrontare la propria famiglia, a confrontarsi con gli amici e nel posto di lavoro. Vi dico: siate forti e liberatevi, sentitevi voi stessi sempre». (t.s.)
 

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