La Nuova Sardegna

Commissione pari opportunità regionale: "Poche risorse dal recovery fund"

Commissione pari opportunità regionale: "Poche risorse dal recovery fund"

Espressa forte preoccupazione per gli esigui fondi destinati al mondo femminile

22 gennaio 2021
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CAGLIARI. La Commissione Regionale Pari Opportunità esprime «forte preoccupazione» in seguito ai dati diffusi in questi giorni sugli «esigui» stanziamenti previsti dal Recovery Fund per il mondo femminile. «Queste scelte non ci lasciano indifferenti - dichiarano le Commissarie - solo il 2,3% delle risorse previste nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è dedicato alla parità di genere e appena 400 mln di euro sono destinati all'imprenditoria femminile. Sono risorse troppo limitate. Questo nonostante le ripetute sollecitazioni di tutte le organizzazioni femminili che chiedono al Governo interventi concreti e strutturali affinché ridefinisca il Piano Nazionale con gli obiettivi a lungo termine indicati dall'Europa; tra questi la parità di genere che dovrà essere al centro della ricostruzione economica e sociale post-Covid. L'Italia è infatti ancora all'ultimo posto nell'Unione europea per quanto riguarda l'occupazione femminile: solo il 49% contro il 62% della media europea. Dati che ci fanno scivolare tra i Paesi più arretrati del vecchio continente e che quindi non giustificano l'indifferenza e la leggerezza con cui è trattato il tema all'interno del Piano di Ripresa e Resilienza nazionale».

«La Sardegna - spiegano le esponenti della Commissione - in quanto ad occupazione femminile non fa eccezione. Dai dati rilevati nel 2019 la percentuale di donne impegnate nel lavoro è del 47,3% (Fonte dati Istat). L'Isola pur risultando tra le regioni più virtuose tra quelle del sud, presenta ancora problemi strutturali di sistema, quali retribuzioni inferiori rispetto agli uomini, differenza di carriere, insufficienti politiche di conciliazione dei tempi dedicati alla cura della famiglia ed al lavoro. A ciò si aggiunge - concludono le commissarie - che le lavoratrici sono per la maggior parte dipendenti che raggiungono una stabilità lavorativa solo intorno ai 45 anni. Ora la pandemia ha peggiorato notevolmente la condizione sociale, soprattutto a carico delle donne, che ancora una volta pagano il prezzo più alto. Ecco perché occorre un'azione diretta, con fondi mirati a stimolare l'occupazione e l'imprenditoria femminile». (ANSA).

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