La Nuova Sardegna

Mosca chiede l’estradizione di una russa in cella a Bancali

di Tiziana Simula
Mosca chiede l’estradizione di una russa in cella a Bancali

La donna è accusata di truffa. Vive ad Arzachena con marito e figlia ed è malata I legali: «È una ritorsione politica, ricorreremo alla Corte dei diritti dell’uomo»

24 gennaio 2021
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ARZACHENA. Da due giorni è rinchiusa a Bancali e da un momento all’altro potrebbero arrivare le autorità russe per prelevarla e riportarla nel suo paese e rinchiuderla in carcere. E ciò nonostante in Gallura abbia una figlia di sette anni da cui verrebbe allontanata, nonostante le sue precarie condizioni di salute (asma allergica con broncospasmi e rischio di contrarre la polmonite), e nonostante la situazione di sovraffollamento e delle gravissime condizioni igienico-sanitarie della popolazione carceraria della Federazione Russa, ora aggravate dall’emergenza Covid. Lei si chiama Anastasiia Chekaeva, dal 4 gennaio 2018 viveva stabilmente ad Arzachena insieme al marito e alla figlia. Su di lei pendeva una richiesta di estradizione. Il ministero della Giustizia ha detto sì. Ora rischia dieci anni di carcere per una presunta truffa commessa nel suo Paese. Ma soprattutto rischia la vita se sarà estradata, «perché ciò sta avvenendo in piena pandemia mondiale e il nostro ministero avrebbe dovuto quanto meno sospendere la consegna in attesa del miglioramento delle condizioni sanitarie», dice l’avvocato Fabio Varone che la assiste insieme alla collega Pina Di Credico. Ma a fare paura non è solo il Covid. Perché la vicenda giudiziaria si intreccia con personaggi politici vicini a Putin.

Anastasiia Chekaeva lavorava in un’agenzia di viaggi all’interno del centro commerciale “Galleria Chizhov” nella città di Voronezh, ed è accusata di essersi appropriata di somme pagate dai clienti per l’acquisto di viaggi organizzati poi non forniti (per un importo inferiore a 20mila euro), ma quasi tutti rimborsati. Per questo l’autorità giudiziaria russa ha avviato un procedimento penale «ma lei non lo sapeva, è stata tenuta all’oscuro – spiegano i difensori – Non si è allontanata dalla Federazione russa per sottrarsi al procedimento e questo è provato documentalmente perché è da tempo titolare di carta d’identità italiana e di regolare permesso di soggiorno e vive stabilmente ad Arzachena dal 4 gennaio 2018». Ma i legali evidenziano anche come di mezzo ci sia la politica. Il legale rappresentate della “Galleria Chizhov” è Klimentov Andry Vladimirovich, vice presidente della commissione per il lavoro e la protezione sociale della popolazione, e il fondatore della Galleria è Chizhov Sergey Viktorovich, dal 2007 deputato della Duma di Stato della Russia, entrambi noti esponenti politici del partito “Russia Unita”, il cui leader è Putin. Il marito della donna, titolare dell’agenzia di viaggio, sarebbe stato pesantemente minacciato da Klimentov per la cattiva pubblicità fatta alla galleria da questa vicenda, facendo riferimento proprio alle sue conoscenze e alla sua posizione politica. I difensori hanno cercato in tutti modi di bloccare l’estradizione. Ma tutti i ricorsi e le istanze presentate finora sono state rigettate dall’Italia «nonostante l’insussistenza delle condizioni che rendano legittima l’estradizione», dicono. Ricorreranno alla Corte europea dei diritti dell’uomo.



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