Una pietra per non dimenticare Zaira
Sassari omaggia l’insegnante del Liceo Azuni morta nei forni ad Auschwitz
27 gennaio 2021
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SASSARI. Per la prima volta Sassari ricorda con una “Stolpersteine”, ossia una “pietra d’inciampo”, una vittima della deportazione nazista. Si chiamava Zaira Coen Righi, era una docente del liceo Azuni di origine ebrea e la sua vita finì ad Auschwitz dove venne trasportata nel 1944 e morì dopo poco nei forni crematori. La pietra è stata posizionata ieri pomeriggio in piazza d’Italia, di fronte alla casa in cui la professoressa abitava. Una breve cerimonia alla presenza delle autorità, con la benedizione dell’arcivescovo di Sassari monsignor Gianfranco Saba, per ricordare una cittadina illustre, molto amata e rispettata. Zaira Coen Righi, originaria di Mantova, moglie del medico Italo Righi, era un’insegnante di Scienze. A lei nel 1998 è stato intitolato l’archivio storico dell’Azuni per volere dell’allora preside Lidia Massarella. La sua docenza si interruppe all’improvviso in ottemperanza alle aberranti leggi razziali. A raccontare la sua vita è tra gli altri Francesco Bua, storico professore del liceo di via Rolando e autore della “Storia del Liceo Azuni”, di cui il terzo volume è di prossima pubblicazione. Bua ricorda come per Zaira Coen Righi il 1936-37 fu l’ultimo anno d’insegnamento “normale”: «Nel maggio, insieme ad altri docenti aveva accompagnato le alunne dell’Azuni nella gita scolastica a Caprera e il 30 giugno era stata nominata commissaria all’esame di maturità nel Regio liceo ginnasio di Siena. Un anno drammatico fu invece il 1937-38 concluso con la sua sospensione e la successiva dispensa dall’insegnamento a causa delle leggi per la difesa della razza promulgate il 15 settembre e il 17 novembre dal ministro dell’Educazione nazionale Giuseppe Bottai». Proprio nel 1938 Zaira Coen rimase vedova e decise di raggiungere a Firenze la sorella. Per le due donne iniziò il periodo più drammatico. Costrette a nascondersi, furono arrestate a Firenze il 15 aprile 1944. Il 16 maggio 1944 partirono in un vagone piombato e dopo 7 giorni di viaggio giunsero nel campo di concentramento di Auschwitz. Dove Zaira morì. Sassari, la sua città d’adozione, non l’ha dimenticata.