La Nuova Sardegna

la fabbrica di bombe 

Confindustria: «Rwm e l’isola discriminate dal governo»

Confindustria: «Rwm e l’isola discriminate dal governo»

DOMUSNOVAS. Confindustria Sardegna meridionale manifesta tutta la sua preoccupazione per il blocco definitivo alle esportazioni di ordigni verso l’Arabia Saudita e gli Emirati arabi uniti, Paesi che...

02 febbraio 2021
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DOMUSNOVAS. Confindustria Sardegna meridionale manifesta tutta la sua preoccupazione per il blocco definitivo alle esportazioni di ordigni verso l’Arabia Saudita e gli Emirati arabi uniti, Paesi che con quelle forniture stanno provocando la morte di migliaia di innocenti. Quelle bombe sono prodotte dalla Rwm di Domusnovas e sul tema gli industriali scelgono il pragmatismo: «La scelta politica sull’attività della Rwm – afferma l’organizzazione diretta da Marco Santoru – fortemente discriminatoria e strumentale verso questa società e verso la Sardegna, rischia di vedere pesantemente compromessa un’altra importante attività industriale, con effetti gravissimi sul piano economico ed occupazionale. Con Rwm Italia, che ha sempre operato nell’assoluto rispetto delle normative vigenti e degli impegni assunti e autorizzati dal Governo, occupata in nuovi rilevanti investimenti nel territorio e ad assicurare lavoro diretto e indotto ad alta qualificazione e specializzazione, viene pregiudicata nella nostra sola regione una industria del comparto difesa, da salvaguardare sul piano produttivo e comunque strategica su quello geopolitico nazionale ed europeo. Questo, in una parte del territorio sardo, il Sulcis-Iglesiente, notoriamente sempre più povero di aziende e affamato di posti di lavoro». Confindustria sottolinea che l’isola «che da decenni ha un insuperabile e poco invidiabile primato nel prestare territori e risorse per gli interessi nazionali della Difesa, viene qui ingiustamente sacrificata nel suo valore produttivo e occupazionale senza che si sia riusciti a costruire in quasi 2 anni soluzioni compensative ben praticabili in riferimento, ad esempio, alle ingenti commesse attribuite nel settore dallo Stato». Le ipotesi di riconversione in attività di produzione casearia sono bollate come «provocatorie» o «ridicole, in quanto impercorribili e velleitarie, per investimenti, competenze, tecnologie, attrezzature industriali e mercati totalmente diversi rispetto agli attuali. Auspicare la riconversione equivale a promuovere la chiusura dello stabilimento». E rilevando come «per gli armamenti destinati ad altri scenari internazionali altamente critici si siano utilizzati altri metri di valutazione» si critica la revoca delle licenze di esportazione già rilasciate e si chiede «un urgente intervento politico e istituzionale dello Stato, fortemente sollecitato dalla nostra Regione, per riequilibrare senso, effetto e parzialità della decisione assunta».

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