La Nuova Sardegna

La sindaca di Oniferi e l'ordinanza che vieta di ammalarsi: «Con l’ironia risveglio le coscienze»

di Luca Urgu
La sindaca di Oniferi e l'ordinanza che vieta di ammalarsi: «Con l’ironia risveglio le coscienze»

Stefania Piras: «Non pensavo di suscitare tante reazioni»

03 febbraio 2021
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ONIFERI. Donne forti, quelle di Barbagia. Già in passato, prima dell’avvento della tecnologia, erano multitasking; buone amministratrici, punto di riferimento delle famiglie e grandi lavoratrici. Donne capaci di usare le armi della fantasia e dell’ironia come ha fatto Stefania Piras, sindaca di Oniferi, che - stanca di dover sollecitare l’assegnazione di un medico di medicina generale per la propria comunità - ha lanciato la provocazione di un’ordinanza che vieta ai concittadini di ammalarsi. La provocazione ha colto nel segno, quantomeno sul piano del clamore se non (per ora) su quello del risultato auspicato. Stefania Piras, insieme alla sua Giunta tutta al femminile, è però determinata a proseguire nella battaglia. Ma chi è questa giovane donna che difende con tanta grinta i diritti della sua comunità? 39 anni, dopo la laurea in Economia aziendale e un anno trascorso a Roma, Stefania Piras nel 2012 è tornata nel suo paese per mettersi a disposizione della comunità.

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«C'è chi decide di impegnarsi in altri settori, di fare volontariato. Io mi sono messa a disposizione per dare il mio contributo nell’amministrazione. È stata ed è un’esperienza bellissima – dice la sindaca – perché, malgrado le tante difficoltà, è anche gratificante. Le cose positive superano di gran lunga quelle che non lo sono. Oniferi, oggi per merito di tutti di tutti i nostri compaesani, è una comunità sana. Certo, noi amministratori abbiamo lavorato sul dialogo e contemporaneamente abbiamo promosso tante opere che rimarranno». Stefania Piras ha le idee chiare. Soprattutto su cosa siano i diritti degli abitanti del suo paese, ma anche di tanti altri del Nuorese, spesso calpestati e non ascoltati dai vertici della catena di comando. Padre e fratelli allevatori, conosce il mondo e le regole della campagna e quelle della comunità pastorale, che in passato ha avuto i suoi periodi bui. E soprattutto non considera “sfigato” uno che decide di vivere in paese. Allora ben venga anche la provocazione se poi serve a far parlare di un problema e, soprattutto, a risolverlo. Da donna tenace e combattiva dimostra di saperci fare anche con l’amministrazione “creativa”. L’ordinanza che vieta ai suoi cittadini di ammalarsi è arrivata dopo che anche l’ultimo medico aveva fatto le valige da Oniferi e nessun altro aveva preso il suo posto, malgrado le reiterate richieste della sindaca e di altri amministratori della zona. «L’ordinanza, che è chiaramente una provocazione, non l’ho studiata a tavolino, così come non immaginavo che provocasse tutto questo clamore mediatico. Ho ricevuto tantissime telefonate ma non da chi le attendevo realmente, ovvero dall’Ats. Quando mi è balenata in testa l’idea, mi è sembrato un ottimo modo per risvegliare le coscienze e per porre l’attenzione sull’impoverimento dei servizi essenziali dei nostri territori. Se la mia provocazione otterrà questo effetto, ovvero che alla Regione mettano finalmente mano all’assistenza territoriale, mi potrò considerare soddisfatta per aver agitato un po’ le acque», rimarca la sindaca che guida ormai da nove anni il piccolo comune della Barbagia.

Una giunta interamente rosa quella di Oniferi (con lei anche la vicesindaca Daniela Daga e l’assessora Erminia Puddighinu) che malgrado le tante difficoltà ha cercato di dare un peso al proprio mandato amministrativo con opere immateriali e materiali. «È vero, sono la prima sindaca donna in paese, ma da noi e in tutto il Nuorese le donne hanno sempre avuto un ruolo importante nell’amministrare la cosa pubblica. Lo facciamo con un approccio femminile, che non voglio dire sia migliore o peggiore rispetto a quello maschile, ma ha le sue peculiarità e i suoi punti di forza», aggiunge Stefania Piras che nei primi tre anni del suo secondo mandato si divide tra Cagliari, dove lavora, e la sua Oniferi, cercando di avere il controllo della situazione del Comune anche quando è fuori sede.

Di sicuro ci mette tanta passione e responsabilità. Realismo e pragmatismo sono i punti fermi dell’azione politica, anche se pensare in grande e avere uno spirito onirico non fa affatto male, anzi: «Se dovessi sognare ad occhi aperti mi piacerebbe vedere oggi gli stessi abitanti che avevamo nel 1961, contare di più e avere i servizi che oggi ci tolgono. Poi vorrei respirare l’energia e lo spirito combattivo che contraddistingueva quegli anni – conclude la sindaca –. Oggi purtroppo non c’è quella prospettiva futura positiva che avevano le precedenti generazioni. Mi dispiace ma non c’è un progetto innovativo per la Sardegna, che faccia perno con forza su alcune idee chiave come lavoro, ambiente e cultura».
 

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