La Nuova Sardegna

Turismo nell'isola: il Covid taglia la stagione, prime aperture a giugno

di Silvia Sanna
Turismo nell'isola: il Covid taglia la stagione, prime aperture a giugno

Hotel chiusi a Pasqua ma c’è voglia di vacanza e la Sardegna ha un forte appeal 

07 febbraio 2021
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SASSARI. La Pasqua è già andata, insieme al sogno di una stagione lunga. Il nucleo sparuto di albergatori coraggiosi che pensava di inaugurare le strutture all’inizio di aprile, ha fatto marcia indietro: nessuna prenotazione, la pandemia, le incertezze sulle regole e i ritardi nella campagna vaccinale tengono alla larga i turisti. Così il calendario cammina veloce almeno sino a metà maggio: la stagione in Sardegna non potrà iniziare prima di allora e quella che ci aspetta non sarà un’estate normale. “Chi pensa che tra pochi mesi il Covid sarà un ricordo resterà deluso” ha detto qualche giorno fa sulla Nuova il direttore della Clinica Infettivi a Sassari Sergio Babudieri.

E chi opera nel turismo è d’accordo con lui. Dice Paolo Manca, appena riconfermato alla presidenza regionale di Federalberghi: «Partiamo in ritardo, paghiamo lo slittamento di 4 settimane della campagna di vaccinazioni. Ma sarà già un successo riaprire le strutture tra metà maggio e giugno. Ma perché accada servono regole chiare e una vera promozione dell’isola come meta turistica: basta proclami inconcludenti come l’anno scorso. Essere ottimisti è impossibile ma il rumore di fondo che percepiamo è confortante: c’è voglia di vacanza, di libertà, di viaggiare e la nostra isola gode di un appeal straordinario. Chi è chiuso in casa da un anno vuole evadere, chi ha mantenuto il lavoro ha risparmiato e ora può permettersi di spendere. E la vacanza non va demonizzata: l’importante è continuare a seguire le regole ed evitare alcuni comportamenti scellerati della scorsa estate».

Le regole. Sono due i punti fermi fissati dal presidente di Federalberghi: chiarezza sugli accessi e promozione. «Se siamo fortunati a giugno sarà stato vaccinato il 20% della popolazione. Ma già in aprile si potrà riprendere a viaggiare: dunque è necessario disporre controlli sanitari, screening attraverso i tamponi. Ma serve una norma nazionale uguale per tutti, non iniziative differenti nelle singole regioni. E stabilita la norma, la nostra regione deve essere in grado di applicarla, predisponendo anche insieme ai privati una serie di punti in cui fare i test. I tamponi ci sono, non siamo nelle condizioni dello scorso anno».

C’è poi la campagna promozionale: «Dobbiamo dire ai turisti che la nostra isola è pronta ad accoglierli ma dobbiamo farlo adesso, non a settembre come un anno fa. Siamo già in ritardo. Pensiamo che regioni di montagna come il Trentino e la Valle d’Aosta, messe a terra dal Covid che ha bastonato il turismo invernale, stanno investendo moltissimo sulla comunicazione per mantenere vivo il loro brand. Noi che invece abbiamo la stagione estiva alle porte, siamo immobili. È sbagliato, dobbiamo pubblicizzare la nostra offerta: dobbiamo dire ai turisti di prenotare la vacanza, rassicurandoli sul fatto che avranno tutte le garanzie possibili, sia per quanto riguarda la sicurezza sanitaria sia economica, con restituzione degli importi, bonus o spostamento date se sarà necessario. Ma dobbiamo rischiare, altrimenti tanto vale chiudere bottega».

La crisi. A proposito di chiusure, la pandemia ha lasciato morti e feriti tra gli operatori del turismo. Il 5 per cento delle strutture si è arreso: non riaprirà più. Il 20 per cento è in bilico: si tratta quasi sempre di piccole strutture che non hanno grossi capitali e investitori alle spalle e operano in aree di nicchia, non ad alta concentrazione turistica Ma la crisi piega anche i grandi gruppi presenti nelle coste: alcuni che potrebbero gettare la spugna hanno già addosso gli appetiti degli speculatori, pronti a rilevare le strutture al ribasso. «E questa è una sconfitta per tutti», dice Paolo Manca.

Il problema fondamentale è la mancanza di liquidità, indispensabile per ripartire «con il personale necessario: lo staff, soprattutto con le nuove regole sanitarie, non può essere ridotto. Ma la scorsa stagione ha prosciugato i conti e i ristori annunciati non sono mai arrivati: non sappiamo a che punto siano le pratiche attivate nell’ambito dell’accordo tra la Regione e la Bei, di sicuro si sono perse le tracce dei fondi Destinazione lavoro, gli incentivi per assumere gli stagionali: le assunzioni sono state fatte, ma i soldi non sono mai arrivati, né quelli del 2020 né quelli del 2019». Ecco l’appello: «La Regione deve stanziare ora le risorse del 2019 ed entro tre mesi quelle del 2020 – dice Paolo Manca – e riprogrammare subito gli stessi incentivi. Altrimenti tante strutture turistiche resteranno chiuse».

I prezzi. Vietato tentare il colpo gobbo, facendo lievitare i prezzi per rifarsi delle perdite. «Ho visto le offerte, sono in linea con la passata stagione – dice Manca – chi è del mestiere sa che fare il furbo non paga». Ma neanche svendersi: «Questo sarebbe ancora più grave perché porterebbe al fallimento. La qualità e il valore devono sempre avere il giusto prezzo».

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