La Nuova Sardegna

Sorellina mia che gioia salvarti la vita

Essendo stata una sorella minore fin da piccola volevo provare anch'io l'emozione di essere una maggiore, avere una bimba più piccola a cui dare l'esempio, prendermene cura come fossi una seconda...

11 febbraio 2021
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Essendo stata una sorella minore fin da piccola volevo provare anch'io l'emozione di essere una maggiore, avere una bimba più piccola a cui dare l'esempio, prendermene cura come fossi una seconda mamma e, appena è successo, ero la più felice del mondo. Purtroppo però c'è stata una complicazione: la mia sorellina sarebbe nata talassemica e se non avessimo trovato un donatore compatibile non ce l'avrebbe mai fatta. Quando mamma ci ha dato la notizia, ha detto che saremmo dovuti andare a fare delle analisi e che tramite i risultati avremmo saputo se qualcuno di noi era compatibile. Appena sono arrivati gli esiti ho scoperto che io ero l'unica in grado di poterle donare il mio midollo osseo e non ci ho pensato due volte: i rischi erano tanti ma in quel momento non erano in cima ai miei pensieri, ero piccola ma abbastanza intelligente per capire la situazione e all'idea che avrei salvato la mia sorellina ero felicissima. Dopo che mamma e i dottori mi avevano detto di cosa si trattava siamo andati in un altro comune dove ci siamo trasferiti temporaneamente per il tempo dell'operazione. Mi ricordo che ero in una piccola stanza d'ospedale da sola: mamma e papà facevano a turno per poterci vedere entrambe e io mi sentivo molto fortunata. Grazie ai medici e alla nostra forza di volontà tutto è andato per il meglio e siamo ritornati nella nostra città ma non tutto era ancora finito.

Quando siamo arrivati a casa non potevamo ancora vedere la mia sorellina, doveva stare un una stanza isolata da tutti, noi familiari potevamo vederla solo con una mascherina attraverso un vetro e se volevo darle un gioco o qualunque cosa veniva prima sterilizzata. Passavo quasi l'intera giornata a parlare con lei e a farla ridere anche se con una protezione che ci divideva. Non potevo abbracciarla, non potevamo avere contatti ma almeno il suo sorriso e la sua voglia di giocate c'erano sempre e ci sono tutt'ora.

Prendeva una quantità di farmaci elevata e aveva iniziato ad essere sempre stanca ma fortunatamente riuscivamo a giocare comunque. Eravamo legatissime e quando finalmente è uscita e non avevamo più "barriere" e potevamo passare tutto il nostro tempo insieme. Ora è cresciuta e 10 anni dopo quella operazione posso dire di essere fiera di averlo fatto, di aver salvato una persona fantastica, una bimba solare e divertente, la mia esatta metà. Certo, i controlli continuano ancora nonostante sia guarita al 100% ma, siamo felicissimi e fieri di lei. Tornando indietro lo rifarei mille volte perché è stata la cosa più bella di tutta la mia vita.(Questa bellissima e toccante testimonianza non è firmata perché la giovane redattrice de La Nuova@Scuola, ha preferito l’anonimato)

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