La Nuova Sardegna

Moratti: «La Saras è pronta alla sfida dell’idrogeno»

Roberto Petretto
Moratti: «La Saras è pronta alla sfida dell’idrogeno»

Parla il capo del settore transizione energetica: «Impegnati nelle rinnovabili»

17 febbraio 2021
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SASSARI. Il vero cambiamento lo vedranno le generazioni future, però le basi per quel cambiamento si stanno costruendo oggi e il progetto annunciato ieri da Enel e Saras potrebbe rappresentare per la Sardegna una svolta con ricadute sul piano industriale, energetico, lavorativo e ambientale. La novità sta in un progetto per l'utilizzo di un elettrolizzatore da 20 megawatt alimentato da energia rinnovabile per fornire idrogeno verde da utilizzare come materia prima nella raffineria Saras di Sarroch. Del progetto parla nella sua prima intervista Giovanni Moratti, 37enne figlio dell’ex presidente dell’Inter Massimo, capo del settore transizione energetica della Saras.

Come nasce questo progetto?

«Nasce all'interno della strategia di transizione energetica che la compagnia ha strutturato in risposta al panorama che si sta evolvendo a seguito di tutto quello che è stato messo in moto da Parigi 2015. Un cambiamento che mette in discussione gli aspetti attuali, ma che rappresenta anche enormi opportunità in termini di adeguamenti infrastrutturali. In più noi in Sardegna abbiamo anche un ruolo essenziale all'interno dell'economia industriale dell’isola».

È frutto anche della crisi del vostro settore?

«In realtà è più legato alle opportunità che alla crisi. Opportunità di cambiamento sistemico, di trasformazione dell'intero comparto economico verso la decarbonizzazione. La trasformazione comincia con un progetto già molto grande: 20 megawatt sono un quantitativo consistente che va a decarbonizzare in maniera percepibile i processi di raffinazione. Utilizziamo idrogeno che non viene prodotto attraverso l'uso di combustibili fossili, ma attraverso rinnovabili, a zero impatto e a zero produzione di Co2. Idrogeno che serve a noi in raffineria, ma è anche prodotto a sé stante».

L’annuncio arriva a pochi giorni dalla formazione del nuovo Governo...

«Il nuovo ministro è persona di livello notevole, il fatto che ci sia un ministero adibito a fare da connessione tra la strategia europea - per la quale vengono messe a disposizione consistenti risorse - e il recovery fund e il fatto che sia guidato da lui, è molto rassicurante. Anche per gli sviluppi nel comparto industriale e dell'energia nei prossimi 10 anni. Noi ci facciamo trovare pronti sull'idrogeno, con questo primo progetto che ha comunque dimensioni importanti».

Un progetto che non nasce dall’oggi al domani...

«Ci piace trovarci al posto giusto con delle competenze straordinarie grazie a persone come Claudio Allevi, Marco Lanfranco e Gianluca Colombo. Grazie alla capacità di leggere la “trasformazione” del nostro Ceo, Dario Scaffardi. E poi è fondamentale la collaborazione con un soggetto trainante come Enel, che da solidità notevole al progetto stesso e alle prospettive future.».

Sinora abbiamo visto l’idrogeno come una prospettiva. Invece l’idrogeno è già adesso?

«C'è un’enorme necessità di far transitare il sistema verso la decarbonizzazione, se vogliamo stare negli obiettivi posti dall'Unione europea. Per raggiungere quegli obiettivi l’Unione sta mettendo in campo una valanga di risorse: progetti che prima sembravano molto lontani in termini di costi-benefici rispetto alla loro fattibilità, ora diventano molto più pensabili e si può prevedere uno schema molto veloce che li porterà ad autonomia molto presto. La transizione riguarda tutti gli attori sui qualiha un impatto. Regione, abitanti, lavoratori, sindacati, sistema energetico, sistema industriale».

La Regione ha l'ambizione di far diventare la Sardegna capofila dei progetti sull'idrogeno. Condivide questa idea?

«È molto interessante, peraltro la Regione ha la fortuna e l’unicità di essere, per ciò che riguarda la rete di energia, semi-insulare. La rete energetica sarda, quando si toglieranno le centrali a carbone, dovrà trovare un modo per riequilibrarsi. L'idrogeno può fungere anche da storage ed è l'occasione anche per far transitare la rete sarda verso la decarbonizzazione».

Si può prospettare una Sardegna produttrice di energia per il resto del paese?

«Non mi spingo a tanto. Di fronte a un piano di ripensamento della rete sarda certamente noi, con questo progetto e con altri cominciamo a pensare come un soggetto che aiuta la Sardegna alla transizione verso questo cambiamento».

La Saras ha 1.745 dipendenti: in termini occupazionali cosa cambierà?

«Per ora, al di là del passaggio di alcune risorse interne, non comporta ancora grandi migliorie sul piano occupazionale. La transizione in sé comporta enormi possibilità di creazione di valore diffuso e di occupazione diffusa. La Regione mette a disposizione fondi per il riadattamento della forza lavoro per le opportunità offerte dall'innovazione e dall'innovazione energetica».

Un ruolo importante lo possono avere i giovani?

«Possono avere un ruolo enorme. Il fatto stesso che stiamo parlando di una tecnologia innovativa, che affrontiamo il tema della sostenibilità e della transizione energetica sono temi che riguardano una nuova leva di giovani professionisti che ha sviluppato competenze. Quella del cambiamento climatico è una sfida generazionale».

Benefici per l’ambiente?

«L'utilizzo dell’idrogeno in raffineria abbasserà la produzione di Co2 con un taglio di 27mila tonnellate di Co2 annue».

Tempi di realizzazione?

L’ultimazione del progetto è prevista per il 2024. Ma è un impianto che si presta a essere ampliato. L'idea è di cominciare a vedere come ci si raffronta con questa realtà».

Il progetto prelude a un passaggio della Saras dal fossile alle nuove fonti di energia?

«È una scelta una scelta evolutiva, che si evolve con le risorse e il valore che ci costruiamo grazie alla raffinazione. Saras è già impegnata nelle rinnovabili, con degli impianti proprio in Sardegna. Il fossile stesso è un elemento di transizione essenziale Il ruolo della raffinazione rimane essenziale ma deve affrontare il tema della decarbonizzazioni».

Investimento previsto?

«I costi dipendono molto da quanto questo progetto si inserisce all'interno dei progetti incentivati in termini di green deal, green recovery. Per ora l'investimento è relativo ai corsi di scouting assolutamente sostenibili. Serve un sostegno pubblico consistente, ma è la transizione stessa che puoi fare con il sostegno pubblico e la collaborazione di tutte le parti in causa».

25 milioni?

«Sì, il costo è di 25 milioni, spalmati su 4 anni».



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