La Nuova Sardegna

Tesori in bottiglia dalle colline di Ortueri

di Giusy Ferreli
Tesori in bottiglia dalle colline di Ortueri

La sapienza e l’entusiasmo della famiglia Carboni per i prodotti enologici Cannonau, Bovale e Monica al centro della produzione della cantina

19 febbraio 2021
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Nel Mandrolisai, tra gli stretti filari di vite che si inerpicano lungo i versanti soleggiati delle colline di Ortueri, ancora oggi è possibile vedere all’opera un giogo di possenti buoi intento ad arare la terra. Accade nelle vigne di proprietà della famiglia Carboni, dieci ettari coltivati da tempo immemore a Cannonau, Bovale, Monica, Nasco e Aleatico. Qui l’arte della vinificazione viene trasmessa di padre in figlio. Gli eredi, e ultimi interpreti di quest’antica tradizione, sono due fratelli poco più che trentenni, Elisa (nella foto) e Gian Nicola, che, dopo aver preso in mano le redini dell’omonima cantina, avviata dal padre Giuseppe negli anni Novanta, ora guidano un’affermata realtà che si avvale dell’esperienza dell’enologo spagnolo Andres Garcia Blas che dalle sponde del Duero è arrivato sino al cuore della Sardegna. «Abbiamo puntato sul processo biodinamico e sull’ampliamento della produzione», dice Gian Nicola che con la sorella Elisa sta affrontando un nuovo progetto: grazie ad un cospicuo investimento destinato ai nuovi impianti e a una nuova cantina si aumenterà l’attuale produzione di 20-25mila bottiglie destinate in buone parte al mercato brasiliano ed europeo (in particolare Belgio, Germania e Inghilterra). La cantina Carboni, tra le sue etichette, contempla rossi, bianchi, un vino da dessert e un passito. Ai tre rossi, Balente (Isola dei nuraghi Igt), Mas balente (Mandrolisai superiore Doc) e Lieros (altro Isola dei nuraghi Igt), si aggiunge il bianco Helios (Isola dei nuraghi Igt ) e Galante, quest’ultimo è vino da dessert e si accompagna a dolci da forno e frutta secca, che partono alla volta dei mercati nazionali ed esteri grazie alla vendita online. Fiore all’occhiello della produzione è un passito che conferma la tradizione dei vini da meditazione della Sardegna. «Si tratta di un aleatico in purezza, in sardo “muscadeddu nieddu”, per il quale abbiamo scelto una grafica particolare» sottolinea il giovane Carboni. L’elegante etichetta nera è stata ribattezza Pin8 (Pinotto) in onore di Giuseppe, il capofamiglia che più di trent’anni fa ha fatto fare il salto di qualità all’attività di famiglia. Il legame dei Carboni con la terra e con il vino, suoi prodotti principe, d’altra parte è fortissimo. «Già mio bisnonno Raimondo lavorava la vigna a “Su accu e sa ide”, una delle zone del territorio a forte vocazione vitivinicola. Sempre della nostra famiglia è la vecchia cantina nel centro storico che abbiamo trasformato in un locale per la degustazione dei nostri vini» prosegue Gian Nicola che intende puntare sul settore dell’enoturismo con l’offerta di servizi di ricettività per gli appassionati del buon bere. «Ci piace pensare che il vino sia un prodotto di famiglia che scaturisce da uno speciale legame con la terra e i suoi ritmi», dice ancora il giovane che si occupa della produzione mentre alla sorella Elisa spetta la gestione commerciale dei vini. Ad ognuno il suo, dunque, tra tradizione e innovazione. «Ancora oggi è la famiglia intera a effettuare le operazioni necessarie al mantenimento di una qualità che è, prima di ogni altra cosa, un gesto d’amore nei riguardi della natura e di chi la rispetta». Tra una vendemmia e l’altra ai Carboni piace pensare che questa cantina testimoni la storia di una piccola comunità di contadini, quella ortuerese. Storie di nonni, padri e figli che si intrecciano tra i vitigni autoctoni del Mandrolisai. E guardano al futuro. «Pensiamo che questi nostri vitigni meritino ancora maggiori riconoscimenti e tutele. Da parte nostra ci impegneremo perché questo grande patrimonio di sapere e cultura non vada disperso ma si proietti nel futuro».

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