La Nuova Sardegna

Scarpa e Biancu condannati devono risarcire la Regione

Scarpa e Biancu condannati devono risarcire la Regione

Sentenza della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per le spese illecite I due ex onorevoli regionali dovranno restituire al consiglio 12mila e 93mila euro

20 febbraio 2021
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CAGLIARI. L’ex consigliere regionale ed ex sindaco di Porto Torres Beniamino Scarpa (56 anni) dovrà pagare 12.259 euro come risarcimento all’erario per aver incassato e speso illegalmente denaro pubblico destinato all’attività del gruppo Pd-L’Ulivo tra aprile 2008 e marzo 2009. A condannarlo è stata la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, dopo che la Corte d’Appello ordinaria l’ha riconosciuto colpevole di peculato e gli ha inflitto quattro anni e mezzo di reclusione per accuse riferite a un periodo precedente. Scarpa è poi tornato a giudizio e lo è tutt’ora, ma la Corte dei Conti è arrivata alla sentenza prima del tribunale penale. I giudici contabili hanno condannato per le stesse ragioni anche l’ex onorevole Antonio Biancu (73 anni) di Baressa, attualmente a giudizio per peculato davanti al tribunale di Cagliari in un altra tranche dello stesso procedimento, che dovrà versare nelle casse del consiglio regionale 93.744 euro, la gran parte della somma che per la Corte dei Conti avrebbe sottratto alle casse pubbliche quand’era presidente del gruppo La Margherita-Democrazia e Libertà tra luglio 2004 e gennaio 2008.

Nel processo erariale sono andate a confronto le tesi ormai consolidate nei procedimenti penali: da una parte l’accusa, che forte di giurisprudenza ormai chiarissima, afferma nelle motivazioni firmate dal presidente Angela Silveri - sulle richieste del sostituto pg Gian Piero Madeo - che ogni spesa compiuta con denaro pubblico dev’essere rendicontata puntualmente e tempestivamente. I soldi poi vanno indirizzati su iniziative compatibili con l’attività istituzionale dei gruppi regionali. Dall’altra parte i difensori Silvio Piras e Francesco Scifo che si richiamano alla prassi in vigore nel consiglio regionale di quegli anni di non giustificare con note e fatture le spese compiute coi fondi del gruppo. Tra le due, la prima ha ormai prevalso in ogni grado del giudizio e anche davanti alla Corte dei Conti. Nel caso di Scarpa i giudici hanno però accolto in parte le tesi difensive, tagliando la somma da restituire: quella contestata era di 25 mila euro, quella stabilita in sentenza è la metà. I magistrati hanno infatti dato credito ad alcune delle giustificazioni portate in giudizio dalla difesa, tra cui gli incarichi, compensati in mancanza di un contratto, a una segretaria del consigliere. (m.l)



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