La Nuova Sardegna

La vita di Marta stravolta da 18 anni di dolore dopo un dente devitalizzato

Daniela Deriu
La vita di Marta stravolta da 18 anni di dolore dopo un dente devitalizzato

Nel 2003 l'intervento dal dentista cambia l’esistenza di una studentessa di Villacidro.  Ora quella ragazza è una donna che convive con una sofferenza senza tregua

23 febbraio 2021
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VILLACIDRO. Diciotto anni di convivenza con un dolore terribile, diciotto anni di vita sospesa, tra operazioni, consulti, cure inefficaci. ’odissea i Marta Deidda comincia in modo banale: una devitalizzazione di un dente da cui parte un calvario che dura sino a oggi e che costringe la giovane studentessa di allora, oggi una donna di quasi 40 anni, a lanciare una disperata richiesta d’aiuto: «Vorrei riavere la mia vita e finire l’università». All’inizio del 2003 Marta è una studentessa di medicina: si sottopone a un normale intervento di devitalizzazione, eseguito (si appurerà in seguito) in modo corretto. Ma da lì iniziano i guai. «Mi sono ammalata quando avevo poco più di vent'anni. Da allora ogni istante della mia vita è accompagnato dal dolore. Un dolore cronico, terribile e lancinante. Vivo in un incubo che si rinnova ogni giorno e non riesco a svegliarmi. Sono stanca di combattere, stanca di difendermi, stanca di sopportare e di desiderare di dire: “Sto bene”. Ad oggi, ancora, cerco un centro di terapia del dolore che possa aiutarmi a sopravvivere».

Ancora oggi, a quasi vent’anni di distanza, è costantemente tormentata da dolori atroci al volto (fatta eccezione per la fronte) che nessun farmaco riesce a placare. Fitte incredibili e spasmi resistenti anche ai più potenti ipnoinduttori, sono arrivati a deformarle il viso. Da allora Marta si è sottoposta a numerosi consulti medici in diversi ospedali. Un tour della speranza che ha toccato Cagliari, Roma, Milano, Pisa, Piacenza, Pordenone, Casalmaggiore, Firenze, Verona, Losanna, Appiano Gentile, fino a Varese, dove attualmente è seguita dal dottor Alessandro Dario, neurochirurgo funzionale. «Il dottor Dario è l’unico che continua a sostenermi», dice.

Negli anni la donna è stata sottoposta a numerosi interventi. È stata in cura anche dal dottor Giancarlo Barolat, un luminare nel campo della terapia del dolore. È stata anche sottoposta a interventi al nervo trigemino e non solo: attualmente ha impiantanti due stimolatori: uno cervicale e uno corticale, oltre a una pompa intratecale, impiantata a seguito di un banale test durante l’esecuzione del quale è finita in rianimazione.

Oggi Marta è una donna di quasi quarant’anni, conduce una vita in cui il dolore non è più un sintomo, ma una vera e propria malattia. Nonostante tutto vorrebbe trovare la luce e proseguire il suo percorso universitario: «Quando stai male e passi il tempo chiuso dentro quattro mura perdi la percezione del tempo, le stagioni sono tutte uguali così come le settimane e i giorni. Non esistono i sabati o le domeniche per poter uscire e vedere amici, non esiste niente e questa percezione statica del tempo è assai diversa dalla realtà in cui tutto scorre inesorabile, incurante della tua sofferenza. È proprio in questi momenti che devo racimolare tutte le poche energie che ho per trattenere le lacrime perché lo sconforto mi assale e quel pianto naturale e liberatorio diventa poi fonte di altro dolore fisico».

Nel 2013 la perdita del padre aggiunge ancora più sconforto. Ora è rimasta sola con la madre e entrambe cercano di andare avanti. «I miei genitori hanno speso tutto quello che avevano per pagare gli interventi che sono costati cifre da capogiro, hanno fatto mille sacrifici. Ad oggi io ho un’invalidità al 100% che spendo esclusivamente per l’acquisto dei farmaci».

Marta ora cerca una clinica, anche all’estero, specializzata in terapia del dolore: «Ho bisogno di un equipe che possa seguirmi insieme al neurochirurgo per trovare una terapia che mi restituisca la vita e mi ridia il sorriso».

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