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Università faro nel territorio ecco la missione di Mariotti

di Roberto Sanna
Università faro nel territorio ecco la missione di Mariotti

Il rettore dell’Ateneo sassarese: «Recupererà il ruolo centrale che merita» Le strategie: «Progetti mirati e valorizzazione delle figure professionali»

23 febbraio 2021
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SASSARI. «Come ho trascorso i primi due mesi da rettore? Lavorando tanto, in ufficio e fuori, comincio alle otto di mattina e torno a casa alle dieci di sera. Il mio programma resta lo stesso: riportare l’Ateneo dentro le istituzioni, assumere un ruolo guida nel territorio e caratterizzarci per la progettualità». Gavino Mariotti non ha perso tempo, dopo essere uscito da trionfatore dalla più lunga e accidentata competizione elettorale mai vissuta dall’Università di Sassari. Tra lockdown, date contestate, annunciate e posposte, voto elettronico, mai successione come quella di Massimo Carpinelli è stata tanto complicata. Mariotti ha vinto alla fine di novembre, è entrato in carica ufficialmente sotto Natale e da quel momento non si è fermato un attimo.

Ha parlato di tanti incontri: quali sono stati i più interessanti?

«Sono andato in tante sedi istituzionali, a cominciare dalla Regione. Il presidente Christian Solinas mi ha ricevuto e ascoltato a lungo. Gli ho prospettato quale sarà il nostro cammino nei prossimi anni e lui ha dimostrato disponibilità e sostegno a quelli che saranno i nostri progetti. Questo della progettualità è un passaggio che mi sta molto a cuore: il rettore di Sassari non va a Cagliari col cappello in mano a chiedere soldi per il suo Ateneo e, dall’altra parte, non c’è un barone che elargisce una parte delle sue finanze, o peggio, un benefattore, ma un dirigente che valuta e finanzia i progetti che gli vengono proposti di volta in volta».

Quali sono i progetti principali?

«In questo momento i primi due sono quello sul “green” e sull’informatizzazione legata alla didattica a distanza. Dobbiamo partire da un presupposto: il nostro bilancio, che tutti possono facilmente controllare, è sano ma lascia pochissimo spazio agli investimenti. E in questo momento la priorità è recuperare i fondi, anche perché ci sono diverse situazioni urgenti da sanare».

Dove vuole recuperare questi fondi?

«Ci muoviamo su vari fronti, cercando anche di farci ascoltare nelle sedi più opportune. Per esempio, abbiamo 45 dipendenti che lavorano per l’azienda mista e non per noi, ma sono stipendiati dall’Università. Ho chiesto di ridiscutere le loro posizioni e sia il commissario dell’Aou Antonio Spano sia la Regione hanno mostrato disponibilità. Parliamo di diversi milioni di euro, un recupero crediti in questo senso sarebbe importante e ci permetterebbe di partire bene, credo che loro lo abbiano capito».

Nel frattempo ha anche nominato un nuovo direttore generale.

«Questo mi ha dato molto sollievo. So che la nomina di un docente può essere vista come un’anomalia, ma l’incarico al professor Marco Breschi non è casuale. Intanto vorrei sottolineare che non è stata una mia imposizione ma è arrivata al termine di un percorso che ha visto al lavoro una commissione composta da tre componenti, un prorettore e due alti rappresentanti dell’amministrazione. Hanno esaminato nove candidature e scelto una terna dalla quale è venuto fuori il professor Breschi. Il quale è stato scelto sia per le competenze maturate nel suo percorso, visto che ha già diretto un dipartimento, sia perché, proprio grazie a queste competenze, sarà immediatamente operativo. Qualunque tecnico esterno avrebbe avuto bisogno di non meno di sei mesi per orientarsi: onestamente, non ce lo possiamo permettere».

Quali sono i “lavori in corso” più urgenti?

«Stiamo sistemando la pianta organica, presto perderemo due alti dirigenti e ne rimarranno solo tre: troppo pochi. Anche qui, vogliamo fare i bandi non per categorie ma secondo profili ed esigenze: l’idea è proprio professionalizzare i bandi. Il lavoro sulle risorse umane è urgente e per questo stiamo cercando di recuperare le risorse che non abbiamo ereditato: la pianta organica è insufficiente e i dipartimenti fanno fatica e gestire anche i servizi minimi, ci sono figure professionali di alto livello che aspettano da anni di ricevere le indennità. Ho riscontrato tanta demotivazione, posso anche capire: se fai lavorare tanto le persone e poi non paghi gli straordinari, è dura andare avanti. Voglio ristabilire il senso di appartenenza, un primo passo sarà attivare uno sportello di ascolto rivolto a tutti: studenti, docenti e personale amministrativo».

Il rapporto coi sindacati?

«Deve esserci. Soprattutto va ristabilita la legalità nei rapporti. Anche il percorso di nomina del direttore generale è stata un’apertura in questo senso, spero che paghi».

Ha incontrato gli studenti?

«Resta un punto fondamentale. Ho detto altre volte che sono stato io stesso rappresentante degli studenti e un po’ ancora mi sento tale, in queste settimane ho incontrato sia rappresentanze strutturate sia altre senza sigle. Avrò dei fondi a disposizione: loro conoscono più di me le esigenze, dovranno fare delle proposte e io verificherò la fattibilità. Ho dovuto però sospendere l’acquisto dei tablet deciso dal mio predecessore: i revisori dei conti mi hanno detto che non si può fare e se me lo dicono loro io devo fermarmi».

Non vuole parlare del passato?

«Come no: per dire che stiamo già migliorando le cose precedenti».

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