La Nuova Sardegna

Visto per l’ultima volta nel parco di San Gavino

Visto per l’ultima volta nel parco di San Gavino

Stava lavando una caffettiera in una fontanella. Poi il vuoto, fino al rinvenimento del cadavere 

10 aprile 2021
3 MINUTI DI LETTURA





PORTO TORRES. L’ultima volta in città l’avevano visto mentre lavava la caffettiera alla fontanella accanto al parco di San Gavino. Un gesto semplice fatto per strada da chi ha la sua casa ovunque. Ultimamente Mario Sedda stazionava lì, aveva trovato riparo ma non si può dire che ci stesse sempre. A volte accadeva, e forse per lui era anche un richiamo del passato, il ricordo di gioventù perché proprio alle spalle di quel parco urbano aveva abitato con la famiglia parecchi anni fa.

Altre segnalazioni lo avevano indicato in un supermercato, con una cassetta di cartone poggiata sulla cassa, dentro qualche lattina di birra (di quelle che costavano meno).

Istantanee prestate alla riflessione quotidiana, ma riferimenti precisi, databili e da collocare in una fascia oraria ben determinata, non se n’erano poi trovati. Da quanto era morto Mario Sedda quando è stato trovato la sera del primo aprile? Due giorni, forse più. Non è vero che nessuno lo aveva cercato, l’ambiente familiare - come aveva fatto in mille altre occasioni - aveva cominciato il giro riservato, senza troppe invadenze. Con la fiducia che anche stavolta sarebbe saltato fuori all’ultimo momento, magari con la sua risata e una di quelle battute dissacranti.

D’altronde era così da tanto tempo, anche se negli ultimi mesi la condizione era notevolmente peggiorata. La malattia e la fatica ne avevano minato il fisico e gli spostamenti erano limitati. Percorsi meno impegnativi, più soste che camminate.

Era cominciata una nuova fase, la più difficile. Mario Sedda non aveva nemici, e forse per questo oggi viene male immaginare qualcuno che potesse avercela con lui al punto da ucciderlo. Certo, l’esuberanza e quella stravaganza non sempre compresa e gestibile gli avevano procurato più di qualche guaio. E quando era andato oltre, commettendo qualche passo falso che lo aveva fatto scivolare nel penale aveva scoperto di essere solo, senza tutti quegli amici che poi sono improvvisamente ricomparsi quando si è sparsa la notizia della morte. E della scoperta del cadavere.

Mario era un poeta da palco, uno che ha scritto cose dure e molto belle, una lama infilata per lasciare il segno e seminare dietro incredulità, incomprensioni ma anche tanta attenzione e quella speranza che non si spezza mai finché sei in vita. “Mlm” si firmava, che stava per “Mario la morte”.

Chi l’ha aiutato non ha bisogno di prendersi i meriti, e neppure di esibire gagliardetti, anche se questo di fatto è avvenuto proprio nei giorni scorsi. Nessuno forse aveva messo in conto l’aspetto più terribile: e cioè che quel ragazzo di strada fosse stato ucciso.

Oggi comincia una nuova puntata, proprio nel giorno del funerale, dell’ultimo saluto in un quartiere popolare - tra il Satellite e il villaggio Verde - dove in qualche modo Mario si riconosceva.

La cosa più importante è quella di arrivare alla verità. Di capire se Mario è stato vittima di una mano senza controllo, alimentata dal degrado e dal disagio, dall’alcol che toglie ogni forma di rispetto e di tutela. È una verità che si deve prima di tutto a Mario e alla sua famiglia. E in fondo anche a una città che di sofferenze ne ha collezionate abbastanza, e che per una volta anziché allargare le braccia e guardare altrove può fare un ultimo sforzo: dare una mano per la verità.

Un valore per chi muore e per chi resta. (g.baz.)

In Primo Piano
Tribunale

Sassari, morti di covid a Casa Serena: due rinvii a giudizio

di Nadia Cossu
Le nostre iniziative