La Nuova Sardegna

Mattarella: «Fare luce sulle responsabilità»

Mattarella: «Fare luce sulle responsabilità»

Il ricordo dell’incidente tra il traghetto e l’Agip Abruzzo che causò 140 vittime La lode del presidente della Repubblica per la determinazione dei familiari

11 aprile 2021
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CAGLIARI. «Sulle responsabilità dell'incidente e sulle circostanze che l'hanno determinato è inderogabile ogni impegno diretto a far intera luce». Lo ha dichiarato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel giorno in cui si commemorano i 30 anni dalla tragedia del Moby Prince, quando centoquaranta persone, passeggeri ed equipaggio in gran parte sardi, persero la vita in seguito alla collisione con la petroliera Agip Abruzzo davanti a Livorno e all'incendio che ne scaturì. «L'impegno che negli anni ha distinto le associazioni dei familiari rappresenta un valore civico e concorre a perseguire un bene comune» ha affermato, mentre manifestazioni si svolgevano a Livorno e Cagliari.

Le parole di Mattarella fanno sperare che non tutte le aspettative di chiarezza e giustizia su quanto accadde quella sera siano andate perse. Soddisfatti i rappresentanti delle associazioni dei familiari delle vittime che aspettano di conoscere le vere cause di ciò che successe quella sera del 10 aprile 1191, Luchino Chessa (figlio del comandante della nave Ugo Chessa, morto insieme con la moglie nella tragedia) e Nicola Rosetti, affermando che «Ora non ci sentiamo più soli. Anche la ministra della giustizia, Marta Cartabia ci ha fatto giungere la sua voce, ricordando che quel disastro rimane una ferita aperta per il nostro Paese e nuove aspettative sono riposte nell'ultima indagine aperta dalla Procura di Livorno».

In mattinata a Cagliari, nella piazza Vittime del Moby Prince, davanti alla Capitaneria di Porto di via Roma, un lungo silenzio ha caratterizzato la cerimonia di deposizione di una corona d'alloro a cui hanno partecipato il sindaco Paolo Truzzu, Massimo Deiana (Autorità prtuale sarda), Erminio Di Nardo (Compartimento marittimo di Cagliari) e Luchino Chessa, figlio del comandante della Moby Prince. Truzzu ha parlato di «monito al principio di verità e giustizia, affinché tragedie simili non si ripetano, non si crei più questo clima di disinformazione e depistaggi. La verità anche se dolorosa e la consapevolezza di quello che è successo aiuta a costruire un futuro migliore».

Per il presidente della Giunta regionale Christian Solinas siamo di fronte a «una ferita che non ha mai smesso di sanguinare, un lutto che a distanza di 30 anni ancora non abbiamo elaborato e che deve spingerci verso la ricerca della verità animati dal più profondo senso di rispetto per le famiglie che ancora oggi, nel segno di quell'immenso dolore, chiedono giustizia».

«Dopo trent'anni la tragedia del Moby Prince non ha ancora colpevoli, ed è caratterizzata da numerosi e inquietanti punti oscuri. Ecco perché si rende necessaria una nuova commissione parlamentare d'inchiesta, che completi e approfondisca l'ottimo lavoro di quella che ha terminato i suoi lavori nel 2017, affinché si arrivi alla riapertura del fascicolo da parte dell'autorità giudiziaria». Lo sostiene il deputato del Pd Andrea Frailis, promotore, insieme al collega dem Andrea Romano, della proposta di legge per l'istituzione di una commissione monocamerale d'inchiesta. Per Frailis è necessario «che le indagini chiariscano, una volta per tutte, le vere cause della collisione, perché in rada non c'era la nebbia, come provato dalle testimonianze nella commissione del Senato e contrariamente a quanto indicato subito dopo la tragedia. E ancora, quante e quali navi si trovavano nelle acque del porto di Livorno in quel momento e perché, e il motivo del gravissimo e decisivo ritardo nell'avvio dei soccorsi. Lo dobbiamo alle famiglie delle 140 vittime, molte delle quali provenivano dalla Sardegna». (a.palmas)

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