La Nuova Sardegna

Le mille malattie causate dalla guerra

Le mille malattie causate dalla guerra

I disturbi nei più piccoli: mal di pancia, dolori alle ossa, enuresi, autolesionismo

13 aprile 2021
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ORISTANO. Nel linguaggio asettico delle associazioni umanitarie, dove come in un esercito tutti hanno un ruolo ben definito, Pina Deiana nelle ultime due esperienze, in Palestina e in Iraq, è stata “mental health activity manager”. In pratica preparava la strategia, la affinava, formava il personale che la metteva in pratica, intervenendo solo in casi particolari. «Ma nel pool di emergenza, come a Lesbo, dovevo far tutto, sempre aiutata dagli operatori locali che conoscono la lingua e i modi di fare dei bimbi. È in Iraq che abbiamo affinato il modello di intervento applicato in Grecia. A Daquq (cinquanta chilometri a sud di Kirkuk) i bambini presentavano un lista infinita di disturbi: mal di pancia, mal di occhi, dolori alle ossa, enuresi, di tutto. Erano i dolori della guerra, e per quelli non c’è medicina che serva». E del resto come conciliare l’infanzia con i tentativi di suicidio, come affiancare i giochi agli atti di autolesionismo, anche in bimbi di pochi anni? Solo accettando il fatto che a innaffiare la malapianta degli incubi sia la guerra, in tutte, ma proprio tutte, le sue forme. Eppure la guerra non ha cancellato lo spirito di osservazione di molti bimbi. «Non dimenticherò mai la faccia di un bimbo siriano di sette anni appena giunto a Lesbo. Attraverso l’interprete mi ha chiesto come mai ci fossero le tende. Lui associava l’Europa alle case, alla casa, non alle baracche». Quei bimbi adesso sono sparsi per il Vecchio, in tutti i sensi, Continente. La maggior parte in Germania, per ricongiungimento familiare. Molti, forse i meno fortunati, sono rimasti in Grecia. «Di recente una mia collaboratrice ad Atene mi ha raccontato di aver incontrato una famiglia afgana, dove la madre ancora usava le tecniche di rappresentazione sa noi applicate anni prima». Gli incubi, anche quando la guerra è lontana, non passano solo perché sei in Europa. Ma se una bimba disegna il mare nero, una barchetta minuscola piena di teste e un uomo con un faccione enorme che tende una mano alla barca, non c’è bisogno d’altro. Per quella bimba il padre è un eroe. Ma per tanti Europei, compresi molti greci, è solo un clandestino.(g.cen.)

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