La Nuova Sardegna

Pranzo vietato a Sardara: Casula per 3 ore in Procura

di Mauro Lissia
Pranzo vietato a Sardara: Casula per 3 ore in Procura

Il comandante della Forestale ha detto di non sapere chi è scappato

15 aprile 2021
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CAGLIARI. L’inchiesta giudiziaria è cominciata: ieri mattina il sostituto procuratore Giangiacomo Pilia, delegato dal procuratore capo Maria Alessandra Pelagatti, ha sentito per circa tre ore come persona informata sui fatti Antonio Casula. Il comandante del Corpo Forestale ha confermato di aver partecipato al banchetto clandestino di Sardara e tutti o quasi tutti i 19 nomi di commensali che circolano in queste ore. Il dirigente ha quindi spiegato di non conoscere l’identità della ventina di persone sfuggite al controllo dei due finanzieri arrivati all’hotel Nuove Terme attorno alle 15 dello scorso 7 aprile e ha giustificato l’uso dell’auto di servizio ricordando che il suo passaggio a Sardara è avvenuto al rientro da una trasferta di servizio nel nord dell’isola. La sua presenza al pranzo - ha detto - farebbe parte della sua agenda di lavoro di quella giornata.

Fin qui Casula. Nei prossimi giorni il pm Pilia sentirà personalmente buona parte delle persone indicate dalla Guardia di Finanza con un obbiettivo preciso, concordato con la dirigente della Procura che ha mantenuto la contitolarità dell’indagine: dare una risposta esaustiva alla domanda che tutti si sono posti in questi giorni e che ha finito per rimbalzare rumorosamente anche nell’aula del consiglio regionale, vale a dire perché una quarantina fra politici, dirigenti pubblici, sindaci, manager, militari e personaggi legati all’amministrazione regionale si siano ritrovati all’hotel di Sardara accettando di violare pesantemente le norme anti-covid della zona arancione. In altre parole la Procura intende inquadrare l’affollatissimo incontro conviviale in uno scenario plausibile, per capire quale sia il filo che lega le persone invitate e quelle che pur invitate non si sono presentate a tavola. Finora si sa soltanto che l’hotel di Sardara sarebbe al centro di un progetto di ampliamento che dovrebbe portarlo nell’orbita delle strutture sanitarie convenzionate. Quel progetto potrebbe essere in contrasto col piano paesaggistico regionale per la presenza dell’area archeologica romana: è di questo tema che i commensali dovevano parlare? Quale può essere altrimenti la ragione che ha condotto quaranta persone, tutte riferibili a un qualche potere, a ritrovarsi attorno al tavolo imbandito dal titolare dell’hotel Giovanni Corona sapendo di rischiare ciò che poi è avvenuto?

L’altro versante dell’inchiesta - iscritta ad oggi al modello 45, quindi senza ipotesi di reato e senza indagati - è proprio la ricostruzione completa del convivio che ha destato tanto scandalo: alcuni degli invitati erano già andati via all’arrivo delle Fiamme Gialle, altri sono scappati precipitosamente sottraendosi al controllo e alla sanzione amministrativa. La speranza della Procura è di rintracciare i nomi attraverso gli esami di chi era sicuramente a Sardara, un compito difficile perché non ci sono numeri di targa e nessun tipo di registrazione, quindi bisognerà affidarsi alla memoria - con ogni probabilità molto labile - dei presenti. Resta sullo sfondo un eventuale profilo penale che comunque tiene in piedi l’indagine: escluso il falso nelle autocertificazioni, escluso il peculato sull’uso della sola auto di servizio segnalata, i possibili sviluppi giudiziari potrebbero arrivare solo dagli esami dei testimoni. Diverse le prospettive sul piano politico e su quello dell’immagine personale dei protagonisti, aspetti che non riguardano in alcun modo la Procura della Repubblica.

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