La Nuova Sardegna

Tirrenia, oggi il verdetto a rischio 6mila lavoratori

di Alessandro Pirina
Tirrenia, oggi il verdetto a rischio 6mila lavoratori

Il Tribunale di Milano deve decidere se dichiarare il fallimento della compagnia

15 aprile 2021
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Per Tirrenia è il giorno del giudizio. Oggi il tribunale fallimentare di Milano potrebbe decretare la fine della compagnia. Procura e creditori del Gruppo Onorato potrebbero chiedere ai giudici di pronunciare la sentenza di fallimento della società. Il flop della trattativa con i commissari di Tirrenia in amministrazione straordinaria ha fatto precipitare la situazione. Ormai nessuno crede più all’ipotesi di un accordo sui 180 milioni di debito nei confronti dello Stato, lo stesso amministratore delegato Massimo Mura ha convocato ieri i sindacati per un incontro urgente «sui possibili e gravi rischi occupazionali che l’attuale fase di stallo delle trattative potrebbe produrre in ordine al mantenimento degli attuali livelli occupazionali». Perché il fallimento di Tirrenia significherebbe il dramma di circa 6mila dipendenti. Ma anche l’ennesimo colpo per il diritto alla mobilità dei sardi, visto che l’ex compagnia di Stato gestisce - per ora - la continuità sulle rotte tra l’isola e la penisola. Insomma, una sentenza del tribunale fallimentare sfavorevole al Gruppo Onorato sarebbe uno tsunami.

La società. Tirrenia ieri ha preferito il silenzio. L’ad Mura, vista la delicatezza della situazione, ha scelto di non rilasciare dichiarazioni ufficiali. L’ultima comunicazione del Gruppo Onorato risale al 30 marzo, quando aveva annunciato che Moby aveva depositato al tribunale di Milano la domanda di concordato in continuità. Nella stessa nota l’armatore aveva messo nero su bianco l’intenzione di presentare un piano di ristrutturazione per Cin, «anche alla luce degli accordi già sottoscritti con circa il 95 per cento dei fornitori e grazie alla partnership con l'investitore Europa Investimenti/Arrow», in attesa di trovare un accordo con i commissari di Tirrenia (e il benestare del Mise). Ma l’ottimismo di 15 giorni fa si sta scontrando in queste ore con una ferma opposizione all’accordo, anche perché i commissari rischierebbero di finire di fronte alla Corte dei conti per danno erariale. Dunque, l’ultima parola sarà del tribunale fallimentare.

I sindacati. Cgil, Cisl e Uil, fin da subito, hanno appoggiato la richiesta di Mura ai commissari per un accordo. Perché, per loro, prima di tutto c’è l’occupazione. Concetto ribadito alla vigilia della sentenza dal segretario regionale della Filt Cgil, Arnaldo Boeddu. «Ad oggi il gruppo Cin Tirrenia conta quasi 6mila marittimi, compresi quelli della divisione della rimorchiatori impiegati nei vari porti della nostra isola – dice Boeddu –. Qualora il tribunale di Milano non dovesse accettare il piano di ristrutturazione e dovesse decretare il fallimento saremmo di fronte a uno scenario devastante. Che fine faranno i 6mila lavoratori? Cosa ne sarà del loro posto di lavoro? Come faranno ad avere ciò che gli compete rispetto a retribuzioni, contributi e Tfr? Chi garantirà i livelli occupazionali, di reddito e i collegamenti?». In caso di decretazione del fallimento Boeddu invita «tutte le istituzioni a lavorare insieme alle organizzazioni sindacali per salvaguardare il lavoro, i lavoratori e il diritto alla mobilità».

L’isola. Il destino di Tirrenia è legato indissolubilmente alla Sardegna. Le rotte tra il gruppo di Onorato e l’isola sono attualmente 11, mentre la gare bandite dal ministero per la continuità marittima sono 4. La Olbia-Civitavecchia è già scaduta, ma ancora non si sa quali compagnie hanno manifestato interesse. Le altre sono la Cagliari-Arbatax-Civitavecchia, la Porto Torres-Genova, la Napoli-Cagliari-Palermo, le cui manifestazioni di interesse scadono rispettivamente il 20, 28 e 29 aprile. Da sempre la Sardegna è la regione più rilevante per Onorato. Secondo uno studio Ambrosetti del 2018 il Gruppo ha nell’isola 567 occupati - che arrivano a 958 con i lavoratori indiretti -, paga 17 milioni di euro di stipendi all’anno, acquista beni e servizi nell’isola per 31,1 milioni. Una cifra suddiviasa tra autorità portuali, piloti e ormeggiatori, manutenzione, lavanderia, carburanti, prodotti tipici e altro. Acquisti di cui beneficiano soprattutto Olbia e Cagliari, in misura minore la provincia di Sassari. Un indotto fondamentale che ora la Sardegna rischia di perdere.



In Primo Piano
Santissima Annunziata

Sennori, cade dallo scooter all’ingresso del paese: grave una sedicenne di Sorso

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative