La Nuova Sardegna

Delitto Fara, Dettori: «Sono innocente e ho avvisato i carabinieri»

di Luigi Soriga
Delitto Fara, Dettori: «Sono innocente e ho avvisato i carabinieri»

In carcere le dichiarazioni spontanee davanti al gip. Arresto convalidato

27 aprile 2021
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SASSARI. Ad incastrarlo, dicono gli inquirenti, ci sono prove schiaccianti. Eppure ieri mattina, davanti al giudice delle indagini preliminari Antonello Spanu e al sostituto procuratore Giovanni Porcheddu, il presunto omicida Claudio Dettori, 24 anni, sassarese, si è dichiarato innocente. «L’ho trovato abbastanza tranquillo – ha raccontato il suo avvocato di fiducia Marco Salaris – è in isolamento in cella, è stata la prima volta che abbiamo potuto confrontarci, ora aspettiamo di ricevere gli atti completi e poi con l’avvocato nominato dai genitori, Claudio Mastandrea, rincontreremo l’imputato e andremo più nel dettaglio». Perciò, come da copione, l’interrogatorio è durato pochi minuti, perché Dettori si è avvalso della facoltà di non rispondere. Arresto convalidato.

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Ma poi il giovane ha voluto comunque rilasciare delle dichiarazioni spontanee. Ha detto innanzitutto di essere dispiaciuto per la morte di Antonio Fara, barista, 47 anni, una persona che lo ha aiutato in un momento di grande difficoltà, allungandogli una mano sulla panchina dell’Emiciclo e poi offrendogli ospitalità nella propria abitazione. E se le telecamere lo hanno ripreso entrare nell’alloggio, anche il giorno dell’omicidio, in un arco temporale perfettamente compatibile con l’orario dell’uccisione, questo non costituirebbe una prova. Lui infatti, ha spiegato, non possedeva le chiavi dell’appartamento di via Livorno ed è capitato più volte, per accedervi, di dover scavalcare o il cancello principale, oppure utilizzare la porta posteriore che si affaccia sul cortile interno. Perciò se la video sorveglianza lo ha immortalato venerdì sera entrare in via Livorno, e poi uscire da via Napoli, si tratta di una circostanza già avvenuta anche nei giorni precedenti. Il percorso, tuttavia, non è esattamente agevole. Infatti il cortile interno e il palazzo adiacente sono separati da un muro alto due metri, che sul versante di via Napoli arriva anche a tre. Per fortuna c’è un vecchio frigorifero appoggiato alla parete, che può essere utilizzato come rampa per salire e gradino per scendere. Però c’è un altro particolare significativo nel racconto del ragazzo. A segnalare il corpo senza vita del barista sarebbe stato proprio Dettori. La sua chiamata, sabato mattina, attorno alle 10, è arrivata quasi in contemporanea con quella del figlioccio di Antonio Fara, il quale, stupito per l’assenza dello zio nel bar di Piazza Rosario, preoccupato per gli squilli a vuoto sul cellulare, era andato nell’alloggio di via Livorno per capire cosa fosse accaduto. Visto che il padrino non rispondeva nemmeno al citofono, alla fine aveva allertato i vigili del fuoco che avevano aperto la porta e trovato il cadavere. Ma nel frattempo, ha detto Claudio Dettori, alla caserma dei carabinieri è arrivata anche la sua segnalazione. La mattina infatti era tornato nell’abitazione, aveva visto l’amico senza vita, e prima di fuggire sotto choc aveva deciso di avvisare le forze dell’ordine. Una versione che andrà verificata anche dagli ulteriori filmati delle telecamere, le stesse che lo hanno immortalato la sera precedente.

I ris di Cagliari intanto hanno individuato l’arma del delitto compatibile con le lesioni mortali alla testa. Si tratta di un martello conservato all’interno di un cassetto, completamente ripulito e apparentemente privo di tracce di sangue. Gli esperti della scientifica hanno individuato anche una serie di altri oggetti che potrebbero essere stati utilizzati per infliggere altre ferite da taglio sul corpo di Antonio Fara. Sul lavello, ad esempio, c’è un coltello da cucina, anch’esso lavato. Quando i ris sono entrati nell’appartamento, la scena del delitto era particolare: tutto apparentemente in ordine, nessun segno di colluttazione, il corpo adagiato sul pavimento del corridoio e avvolto in un piumone.

La coperta è l’unico elemento con tracce evidenti di sangue, perché la casa è stata disinfettata con la varechina, come nel disperato tentativo di cancellare ogni impronta.
 

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