La Nuova Sardegna

Confronto Cingolani-Pili idee condivise sull’energia

di Giuseppe Centore
Confronto Cingolani-Pili idee condivise sull’energia

In videoconferenza il ministro, il presidente Solinas e l’assessore hanno discusso di progetti Il responsabile del Mite disponibile a un confronto con la Regione sull’Agenda-Industria

28 aprile 2021
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CAGLIARI. Il dossier Sardegna non è stato dimenticato dal Governo. Anche se l’isola è citata solo una volta nella versione finale del Pnrr votato ieri sera dalle Camere, il confronto Governo-Regione è già partito. Ieri pomeriggio c’è stato un incontro in videoconferenza tra il ministro per la Transizione energetica Roberto Cingolani, il presidente Solinas e l’assessore all’Industria Pili. Sui dettagli del vertice non è trapelato nulla, ma è certo che si sia parlato dei problemi non risolti sulla transizione energetica dell’isola. Non è escluso che nei prossimi giorni venga anche emesso un comunicato congiunto sul tema, quel che è certo è che proprio per la peculiarità del sistema Sardegna (unica regione ad avere oltre la metà della propria produzione a carbone) il governo non può mettere in secondo piano questo dossier, proprio nell’ottica della decarbonizzazione. Per questa ragione è molto probabile che lo stesso ministro partecipi alle fasi finali del lavoro del tavolo “Agenda-Industria” voluto dalla Regione, e coordinato, sotto la supervisione dello stesso Solinas, dall’assessore Anita Pili.

Pniec. La costruzione del nuovo sistema energetico, industriale e produttivo dell’isola parte dalla riscrittura del Piano Nazionale per l’Energia e Clima, varato dal primo governo Conte, ma ormai superato anche politicamente. Quel piano, per l’isola, prevedeva la chiusura delle centrali a carbone al 2025, una forma di transizione energetica con l’uso del metano, nuovi sistemi di accumulo, l’uso massiccio delle rinnovabili, accompagnate dal Tirrhenyan link, il collegamento che Terna (il gestore della rete elettrica ad alta tensione) ha in programma tra Sardegna-Sicilia-Campania. La data del 2025 per lo “spegnimento” delle centrali di Enel ed Ep, e il loro eventuale passaggio a metano è da tutti considerata impraticabile, perchè la precondizione per l’addio al carbone è il cavo sottomarino sul Tirreno, che già nelle ultime simulazioni è spostato per bene che vada al 2028. E così il Pniec, come ha ribadito lo stesso assessore Pili è «superato» e va aggiornato, tenendo conto della realtà e delle nuove sfide energetiche.

Idrogeno. Nel “vecchio” Pniec, ciò che adesso è la nuova frontiera energetica, l’idrogeno, appunto, non era trattato in quest’ottica. Ben altro impegno si vede nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dove l’idrogeno è addirittura uno dei punti principali della rivoluzione verde, con oltre 3 miliardi di euro disponibili e sul quale molte regioni, tra queste Sicilia, Puglia, Emila e Piemonte, si candidano a diventare l’hub italiano della ricerca e della sperimentazione di tecnologie legate all’idrogeno. Non a caso tutte le Regioni che hanno un forte binomio industria-ricerca stanno puntando sull’idrogeno e stanno presentando progetti, più o meno significativi, con la speranza di vederli accolti dal governo.

Le decisioni. C’è un non-detto nelle discussioni sul Piano Nazionale votato dalle Camere: come si svilupperà il percorso decisorio. Di certo ci sarà un momento di concertazione con le Regioni, che sin dalle prossime ore verranno chiamate dal governo a esprimere i loro pareri e le loro priorità. Poi ci sarà un momento che dovrebbe essere di condivisione delle linee guida dei progetti. Ma poi ci sarà un momento decisorio. Quest’ultimo sarà in capo al solo Governo, riducendosi alla triade Draghi, Franco (Economia), Cingolani (Mite). Insomma Roma, per dire il governo centrale, forte di un consenso unanime e trasversale parlamentare, tornerà a essere il centro delle scelte, dove si deciderà quali progetti mandare avanti e quali fermare, dove farli e con chi farli. Le Regioni se vorranno potranno condividere (e farsi piacere) quei progetti, e potranno anche sponsorizzare i loro piani, ma saranno i giudici governativi a esprimere l’ultima e decisiva parola. Nel caso sardo, più che di progetti adesso si deve parlare di ipotesi di lavoro, con alcune idee di sviluppo innovativo localizzate nelle aree industriali abbandonate, come il Sulcis, e piccole sperimentazioni sia sul fronte industriale che su quello dei trasporti legate proprio all’idrogeno. Manca ancora una cornice che contenga progetti e idee a oggi scollegate.

La condivisione. È questa la principale novità di questi primi mesi di governo Draghi. La distanza, pur temperata, tra la Regione e il precedente governo è di colpo scomparsa. Le prossime settimane ci diranno se l’unità di intenti non sarà più solo uno slogan.

@gcentore. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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