La Nuova Sardegna

Mamme, non è una festa: il lavoro sta sparendo

di Silvia Sanna
Mamme, non è una festa: il lavoro sta sparendo

La pandemia lascia a casa chi ha figli piccoli e il 40% ha un impiego part time 

09 maggio 2021
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SASSARI. Le mamme equilibriste nell’anno della pandemia hanno barcollato di più e tante sono cadute. Troppo difficile restare in piedi, nonostante gli sforzi e i sacrifici. Dietro i posti di lavoro persi in Italia nel 2020, l’anno del Covid (456mila), in più della metà dei casi c’erano donne, e di queste ex lavoratrici 1 su 2 (96mila) è anche madre, quasi sempre di un figlio piccolo in età prescolare o scolare o di un adolescente che frequenta la scuola media. Queste donne hanno perso il lavoro per via della crisi economica o lo hanno dovuto lasciare per l’urgenza di seguire i figli a casa, nella didattica a distanza o per asili e scuole materne chiuse. Oggi, festa della mamma, i numeri sono sempre più desolanti per le donne e in particolare per quelle che decidono di mettere al mondo dei figli: sempre meno, e non è ovviamente un caso, con la Sardegna che si mantiene purtroppo saldamente all’ultimo posto in Italia per numero di nascite. Neanche un figlio per coppia, dicono le statistiche, con l’età media delle primipare sempre più alta: in Sardegna il primo parto avviene mediamente a 32,8 anni, cioè un anno e mezzo dopo rispetto alle media italiana. Ma sta crescendo – ha raggiunto il 12% – la percentuale di donne che decidono di diventare madri a 40 anni e oltre. Una scelta spesso obbligata perché legata alla precarietà del lavoro. Anche nell’isola le donne lavoratrici hanno infatti pagato, a causa del Covid, il prezzo più alto.

Addio al lavoro. Ci sono due dati in particolare che colpiscono: il primo è il tasso di inattività femminile, il secondo la diffusione del part time. Secondo le ultime stime aggiornate a marzo 2021, 48 donne su 100 un lavoro non lo cercano più: tra loro ci sono quelle che lo hanno perso nel 2020 e che si sono arrese perché non trovano un nuovo impiego che sia conciliabile con nuovi ritmi dettati dal Covid nella gestione della famiglia. Sono invece 30 su 100 gli uomini momentaneamente in stand by: nel genere maschile il tasso di disoccupazione è cresciuto dell’1,3%, in quello femminile del 3,4 con un crollo delle assunzioni che supera il 20%. L’altro dato significativo è il part-time: il lavoro a tempo ridotto è prerogativa di 10 uomini su 100 a fronte di 40 donne su 100. Una percentuale già alta prima del 2020 e cresciuta negli ultimi due anni: sempre più donne sono costrette a ridurre le ore di lavoro fuori casa per aumentare quelle dedicate alla cura dei figli. Una situazione che si riflette sui redditi con un divario che si mantiene a lungo: a quindici anni dalla maternità, i salari lordi annuali delle madri sono di 5.700 euro inferiori a quelli delle donne senza figli rispetto al periodo antecedente la nascita. Ma c’è anche un’altra conseguenza che, come dice il segretario generale della Uil Tucs Cristiano Ardau «non riguarda solo le donne e le madri ma la società intera. La necessità di conciliare lavoro e famiglia comporta la perdita di figure professionali cruciali in vari settori o comunque un loro contributo inferiore in termini di tempo. Quando il numero di donne nelle aziende si riduce, l’intera macchina rallenta. Anche perché in alcuni ambiti le donne sono più brave e puntuali degli uomini».

L’indice di maternità. L’ha calcolato Save the children all’interno del report Le equilibriste, la maternità in Italia 2021. Il mother’s index fotografa la condizione delle mamme sotto vari punti di vista: situazione socio-economica e lavorativa, tasso di fecondità, presenza di servizi e assistenza per l’infanzia. Il quadro generale certifica un forte divario tra le regioni del Nord e del Sud, con la Sardegna che galleggia quasi sempre nei bassifondi della classifica. Se infatti per quanto riguarda i servizi (asili comunali e privati, scuole infanzia) è all’11esimo posto, prima tra le regioni del centro sud, è ultima per natalità e penultima per quanto riguarda la cura dei figli e la distribuzione dei compiti in famiglia, con il peso maggiore sulle spalle delle donne. Che, anche per questo, restano ai margini del mercato del lavoro.

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