La Nuova Sardegna

Non convince l’idea di stabilire per legge quante ore i ragazzini possano trascorrere sui social né di “punire” con multe chi sbaglia 

Sì ai telefoni ai dodicenni ma educhiamoli a usarli bene

Sì ai telefoni ai dodicenni ma educhiamoli a usarli bene

Inoltre dobbiamo considerare che è proprio questa l’età nella quale i ragazzi iniziano ad allontanarsi dai genitori e fare le proprie conoscenze, fatto che, di questi giorni, sarebbe quasi...

13 maggio 2021
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Inoltre dobbiamo considerare che è proprio questa l’età nella quale i ragazzi iniziano ad allontanarsi dai genitori e fare le proprie conoscenze, fatto che, di questi giorni, sarebbe quasi impossibile senza i telefoni.

Risulta perciò inverosimile che ragazzi di quell’età non abbiano accesso ai dispositivi a radiofrequenza e sarebbe perciò opportuno modificare la proposta di legge limitando l’utilizzo dei dispositivi fino ai dieci anni. Non vietare l’utilizzo ai dodicenni non significa però lasciarli senza supervisione o senza controlli; questi rimangono infatti necessari, così come sono importanti le campagne di sensibilizzazione che la legge si impegna a finanziare, per portare una maggiore consapevolezza nella popolazione, sia tra i giovani sia tra gli adulti, sull’utilizzo dei dispositivi.

La proposta di legge si fonda su ricerche e dati scientifici attendibili che fanno ritenere che sia giusto limitare l’uso dei dispositivi elettronici ma senza esagerare.

L’articolo 7 della proposta stabilisce le sanzioni pecuniarie conseguenti alle violazioni, per le quali è prevista l’ammenda da 300 a 1500 euro; si tratta di somme molto elevate che andrebbero secondo noi diminuite notevolmente, anche perché risulta difficile assicurare il rispetto delle norme all'interno delle mura domestiche.

Nell’ultimo anno sono stati proprio questi dispositivi a tenerci in contatto con i nostri amici e parenti e, addirittura, hanno portato nelle nostre camere la scuola, consentendoci di continuare a studiare e seguire le lezioni nonostante il Covid e rendendo possibile un tipo di comunicazione mai vista prima.

Livia Marrosu, Zezia Pulina

e Giorgia Cau

(4B liceo classico

Canopoleno di Sassari)

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