La Nuova Sardegna

Confcommercio e pandemia: «Servono subito i ristori per garantire liquidità alle aziende»

Confcommercio e pandemia: «Servono subito i ristori per garantire liquidità alle aziende»

Nando Faedda, presidente regionale di Confcommercio, commenta il dato pesante del calo dei consumi nell'isola

25 maggio 2021
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SASSARI. Il dato “monstre” del calo dei consumi in Sardegna nel mese di aprile non stupisce più di tanto Nando Faedda, presidente regionale di Confcommercio. «Non è un dato esagerato, è anzi assolutamente plausibile», dice con amarezza. Un crollo, più che un calo, che ha delle ragioni abbastanza chiare: «Basta fare il conto di quanti giorni la Sardegna è rimasta chiusa in aprile tra zone rosse e arancioni. E allora appare chiaro che quel dato non deve assolutamente meravigliare».

In effetti, a ripercorrrere il calendario dei colori, la Sardegna ha trascorso tutto il mese di aprile tra arancione e rosso: «Ciò significa che tutti i negozi che non erano alimentari, farmacie o che vendevano abbigliamento per bambini sono rimasti necessariamente chiusi. Così come i negozi dei centri commerciali», ricorda ancora Faedda. L’effetto è stato devastante: «Dove poteva andare il cliente ad acquistare? Da nessuna parte, è ovvio. Forse ha lavorato bene Amazon o chi vende per corrispondenza, ma nei negozi tradizionali c’è stato un crollo».

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Il presidente di Confcommercio non è dunque meravigliato per quei numeri che appaiono così abnormi: «Nei nostri negozi si è verificata una situazione di cui eravamo a conoscenza, sia nella distribuzione tradizionale che nella grande distribuzione».

Un dato pesantissimo: «Sì, è proprio il caso di dire pesantissimo, tremendo. Ma, ripeto, lo sapevamo che stava maturando questa situazione. Per questo gli operatori del settore hanno salutato con gioia il ritorno dell’isola in zona gialla. E attenzione, perché il colpo durissimo non lo hanno subito solo i settori commerciali del no food, ma anche ristoranti e bar. Pure loro hanno subìto un colpo tremendo».

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Che non sembra essere stato attutito più di tanto con il delivery: «No, le consegne ha domicilio non hanno risolto il problema. Hanno lavorato bene le pizzerie, ma i ristoranti tradizionali forse sono riusciti a recuperare a malapena un 20 per cento».

In una situazione tanto disastrosa il settore attende un aiuto: «Certo, devono arrivare i ristori. È urgentissimo, li stiamo chiedendo da tempo. È necessario mettere in condizione le aziende di lavorare. Loro devono acquistare le merci e per questo hanno bisogno di liquidità. Che in questo momento non c’è. I fornitori ti possono dare credito, ma sino a un certo punto. Quindi i ristori devono arrivare velocemente, perché qualcuno potrebbe non farcela a riaprire».

Confcommercio non ha dei dati attendibili sulla mortalità delle aziende. Ci si basa soltanto su previsioni di massima: «Temo che sarà una percentuale in doppia cifra - dice ancora Faedda -. Qualcuno ipotizza che un’azienda su quattro possa non farcela a riaprire. Forse è un dato troppo pessimistico, ma temo che un comunque drammatico dato di una su cinque possa invece essere realistico». (r.pe.)

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