La Nuova Sardegna

Bètile a Porto Torres, Lai: «Il progetto di Hadid va realizzato a tutti i costi»

Bètile a Porto Torres, Lai: «Il progetto di Hadid va realizzato a tutti i costi»

L’ex segretario del Pd: «Se Cagliari non lo vuole, si faccia nel nord dell’isola»

08 giugno 2021
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SASSARI. «Una cosa è certa: quel progetto deve essere realizzato. Si può discutere sul dove, ma va realizzato». Silvio Lai, ex segretario regionale del Pd, interviene nel dibattito aperto da Marcello Fois sulle pagine de La Nuova. Lo scrittore e intellettuale sardo, partendo dal fatto che a Cagliari è caduto nel dimenticatoio il progretto dell’archistar Zaha Hadid per la realizzazione di un grande museo (denominato “betile”) nella zona di Sant’Elia, ha proposto che quello stesso progetto venga realizzato a Porto Torres. «Quando Renato Soru decise di promuovere questa ipotesi su Cagliari - ricorda Lai - lo fece per dare al quartiere di Sant'Elia una prospettiva nuova di attrazione turistica per l’area. Ricordo che già all’epoca molti dissero, trattandosi di una struttura che avrebbe dovuto ospitare il museo della Civiltà nuragica, che sarebbe stato meglio realizzarla in una zona più centrale dell’isola. Magari vicino a Barumini o nel Nuorese, in modo da potenziarne l’effetto di attrazione».

Alla fine il progetto non si realizzò: né a Cagliari, né a Barumini, né nel Nuorese, né altrove.

«Realizzare il betile a Porto Torres avrebbe un significato particolare. Collocarlo di fronte al parco Asinara metterebbe in collegamento un grande bene ambientale con un grande bene architettonico e culturale. L’unica cosa che non bisogna fare è perderlo. Rendiamoci conto che la Sardegna possiede il progetto realizzato da una vera archistar come Zaha Hadid. Con la scomparsa dell’architetta irachena si è purtroppo certi che non ci saranno altri progetti come quello. E allora è necessario realizzarlo. Le risorse non mancherebbero: col Pnrr, con le risorse europee, attraverso il Fesr o altri canali. Un progetto come quello avrebbe un’attrattività straordinaria a livello mondiale. Non a caso è stato citato il Guggenheim di Bilbao».

Porto Torres, con la sua area industriale in crisi e inquinata, potrebbe ricavare dalla realizzazione del betile un’importante occasione di riscatto: «Sono convinto che il nord della Sardegna può ospitarlo, se necessario anche rinunciando a altre cose. Perchè una struttura di questo tipo avrebbe un valore straordinario. Poi, sul dove farlo esattamente si può discutere. Ritengo però importante la connessione con l’Asinara».

Sarebbe un risarcimento per una sperequazione tra nord e sud dell’isola? «La sperequazione tra nord e sud esiste quasi naturalmente. A causa della differenza potenziale di abitanti, poteri istituzionali e economici. Quello che è sbagliato è continuare a mantenerla. L’idea di una Sardegna policentrica è molto più ragionevole di una Sardegna concentrata su aree a forte sviluppo demografico. Ma non è una competizione. E quel museo va fatto. Se a Cagliari non lo vogliono, è giusto che altri si propongano. Al nord ovest della Sardegna serve uno scossone forte per trovare una nuova identità. Il sud, come detto, ce l’ha quasi naturalmente. Il nordest ce l'ha con il turismo. Quale identità può avere il nordovest? Ecco, quella del betile può essere l'occasione per ritrovarne una veramente forte».

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