La Nuova Sardegna

Il paese non crede alle accuse su Antonio

di Michela Cuccu
Il paese non crede alle accuse su Antonio

«Non sarebbe stato capace di far quello di cui è sospettato. Lei era solare, lui più riservato»

13 giugno 2021
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MOGORELLA. Ieri Mogorella sembrava un paese fantasma. Forse perché era sabato o perché di questa stagione, a metà mattina, quando il sole è già alto, come in tutte le comunità agricole, la gente si era già riparata in casa, ma per strada non c’era quasi nessuno. A parte qualche donna che andava di fretta per fare la spesa nell’unico negozio di alimentari. Impossibile non accorgersi dell’evidenza e che nessuno dei rari passanti avesse voglia di parlare con estranei. Reazione comprensibile, dopo che questo paesino di 400 anime si è trovato quasi invaso dagli uomini in divisa. Carabinieri alla ricerca di prove che potessero confermare quel sospetto che grava pesante come un macigno sul loro compaesano, Antonio Demelas, indagato per l’omicidio della sua ex compagna, Marina Castangia. Inutile cercare anche Antonio: ieri mattina, lui in casa non c’era. «Controlli se c’è la macchina parcheggiata in strada, nel caso, lui c’è ma non le vuole aprire», dice un passante, uno dei pochi a non mostrare diffidenza. Il macellaio quasi dirimpetto alla casa di Demelas, racconta di quanto difficile fosse stata la giornata precedente, con le macchine dei carabinieri che occupavano la strada «e i giornalisti tutti appoggiati al mio ingresso», dice. Descrive Antonio come un uomo riservato e taciturno: «Completamente diverso dalla sua compagna, lei sempre gentile e sorridente e che quando era qui veniva a far visita alla mia famiglia». “No alla violenza contro donne e minori”, recita lo striscione annerito dal gas di scarico delle macchine che avvolge la facciata del Municipio, anch’esso vuoto: è sabato. Chiuso anche il portone della parrocchiale e la canonica è deserta.

«Il parroco non c’è sempre, si alterna con Ruinas», spiega una donna, indicando con un cenno il paese vicino. Sull’uscio di casa c’è un allevatore: si vede che ha il volto stanco e vorrebbe entrare per riposarsi. Ma è gentile e risponde allargando le braccia alle domande sul compaesano sospettato di femminicidio. «No, non ne sarebbe mai stato capace», sussurra, scuotendo la testa. Non ci sono bar a Mogorella, dove i negozi si contano sulle dita di una mano. Ma è nell’unico luogo di ritrovo, il chiosco dell’area sportiva, che finalmente qualcuno che accetta di parlare. Seduti attorno a un tavolino tre ragazzi, Manuel che fa il parrucchiere a Oristano, Alessandra, studentessa di Economia a Firenze e Marzia che sogna di lavorare come estetista, spiegano che questo è un paese con poche opportunità. «Qui l’emigrazione non si è mai fermata», dicono. Anche la famiglia di Antonio Demelas era emigrata, in Liguria, dove poi, Antonio, era ritornato per lavorare per molti anni come pizzaiolo. «Antonio? Una bravissima persona, come del resto tutta la sua famiglia. Gente rispettosa e lavoratori», racconta Sandro Sanna, operaio di 57 anni. «Deve credermi, questa storia ci ha sconvolti – dice – no, non è possibile che abbia fatto questo».

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