La Nuova Sardegna

Linus in Sardegna: «La mia isola: disco, turismo e un’aragosta a colazione»

di Roberto Petretto
Linus e Nicola Savino in testa al gruppetto di Radio Deejay impegnati nel Tour de Fans
Linus e Nicola Savino in testa al gruppetto di Radio Deejay impegnati nel Tour de Fans

Il direttore di Radio Deejay arriva in Sardegna con Nicola Savino e il gruppo di "Deejay chiama Italia" per tre tappe del Tour de Fans

21 giugno 2021
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SASSARI. Tra sport e intrattenimento, tra radio e social, tra divertimento e passione, Linus, direttore di Radio Deejay, si è sempre trovato a proprio agio. E dopo un anno e mezzo di incubo pandemia, senza raduni di folla in località balneari della bella Italia, insieme all’amico e co-conduttore di “Deejay chiama Italia”, Nicola Savino, ha scelto una strada diversa per ritrovare il contatto diretto con il pubblico. Anzi, più strade diverse: quelle che stanno portando il duo Linus-Savino e il gruppo di Radio Deejay in giro per il paese in un insolito “Tour de Fans”. Con tanto di bici e di maglie gialle che sono un esplicito richiamo al più noto Tour de France”. Il gruppo è in Sardegna per la parte conclusiva del Tour: il 23 giugno Alghero-Bosa, il 24 Guspini-Fontanamare, il 25 Porto Pino-Pula.

Linus, niente spiagge assolate, quest’anno. Ma un percorso diverso per incontrare i fans dopo il delirio del Covid. Come nasce l’idea?

«La costruzione del percorso del nostro Tour de Fans non è stata facile, abbiamo dovuto incastrare mille variabili: la distanza tra città e città, che non doveva superare i 100 chilometri - sennò chi li avrebbe fatti? - e il fatto che non fossero esageratamente impegnativi (idem). Poi, cosa più importante, evitare i nostri luoghi abituali a favore di quelli dove manchiamo da tempo. Ed è stato quindi inevitabile inserire le tre tappe in Sardegna. Per comodità abbiamo deciso di atterrare ad Alghero e poi ripartire da Cagliari, quindi faremo tutta strada costiera passando da Bosa, poi Guspini, Teulada, Chia...».

La Sardegna, par di capire, non è una terra sconosciuta...

«Posti bellissimi, dove sono già stato molte volte. Prima come dj, poi come turista e adesso come ciclista. Sono state mille volte sull’Isola, la prima volta verso la fine degli anni settanta, all’Isuledda di Arzachena. E poi un po’ dappertutto, da buon milanese. Ma la conoscenza più profonda deriva dalle serate in discoteca degli anni novanta, che non si facevano solo nei posti glamour ma un po’ dappertutto».

Qualche aneddoto memorabile?

«Potrei raccontarti mille episodi, ma il mio preferito è quello della mamma di un ragazzo che mi accompagnava alle serate e che una domenica mattina mi fece trovare un’aragosta per colazione. Doveva essere per pranzo, ma avevo l’aereo a mezzogiorno...».

La passione per lo sport è una costante. Ma qui c’è anche lavoro. Anni fa sarebbe stato improponibile un tour promozionale come questo. Come sta cambiando il modo di fare radio? Come utilizzate la sinergia con la Tv, l'uso dei social? Quali sono le prospettive future?

«Mah, la radio è sopravvissuta a mille cambiamenti, all’arrivo di mille concorrenti, ma finora è sempre riuscita a superare queste strettoie con la sua proverbiale elasticità. La radio è NEI telefonini, NEI computer, NEI televisori, dovunque. Puntualmente e facilmente. Però quello che ci aspetta è un momento molto delicato, forse il più impegnativo: sopravvivere ai siti di streaming musicale. Chi ascolterà più una radio se ha gratuitamente tutta la musica che vuole, con una playlist che ogni giorno è sempre più su misura per lui?».

Che risposta ti dai?

«La risposta è nei contenuti: vinceranno le radio che saranno in grado di offrire qualcosa che un algoritmo non può replicare. Informazione, intrattenimento, o la somma di tutti e due. Questa è la strada».

Come si riesce ad adeguarsi alle esigenze di un pubblico giovane? Hai spesso ironizzato sul fatto di sentirsi bollare come boomer...

«La verità è che ormai le radio non sono più un prodotto per un pubblico giovane, l’età media di tutte le emittenti, nessuna esclusa, oscilla tra i 25 e i 50 anni. Noi continuiamo a fare una radio “moderna “ più che giovane, ma in un’eccezione più di atteggiamento che di carta d’identità. E da questo punto di vista io sono sempre giovanissimo...».

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