La Nuova Sardegna

Covid, la prima vittima fu un sassarese: due medici di Ossi davanti al Gup

Covid, la prima vittima fu un sassarese: due medici di Ossi davanti al Gup

L'udienza è fissata per il primo dicembre

24 giugno 2021
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Dovranno presentarsi il primo dicembre davanti al giudice Carmela Rita Serra. La stessa che al termine dell’udienza preliminare deciderà se rinviare o meno a giudizio le due guardie mediche di Ossi finite sotto inchiesta per omicidio colposo dopo la morte, per covid, di un loro compaesano.

Roberto Pais aveva 51 anni, lavorava come ambulante, era sano e viveva con la sua famiglia – moglie e due figli – a Ossi. A marzo del 2020 era stato la prima vittima che il covid aveva fatto in provincia di Sassari, l’ottava in Sardegna.

Per far luce sulla sua morte i familiari avevano presentato un esposto e il sostituto procuratore della Repubblica di Sassari, Paolo Piras, lo scorso aprile ha chiesto il rinvio a giudizio delle due guardie mediche.

Ora la loro posizione è nelle mani del gup che stabilirà se i due sanitari debbano affrontare un processo, così come vorrebbe la Procura, o se invece vadano prosciolti.

Secondo l’accusa gli imputati non avrebbero approfondito il quadro clinico del paziente – che aveva febbre, tosse e dispnea da più giorni – né avrebbero attivato il 118 e segnalato il caso all’Unità operativa di Malattie infettive della Aou.

I familiari del 51enne soltanto dopo una settimana – in cui il quadro clinico era vertiginosamente peggiorato – avevano visto finalmente arrivare a casa un’ambulanza del 118 con un medico a bordo e qualcuno che dopo tante richieste si era preso cura del loro caro. Purtroppo dopo appena sei giorni di ricovero in ospedale, Roberto Pais era morto nel reparto di Rianimazione di Palazzo Clemente a Sassari.

Per il sostituto procuratore Piras devono rispondere di omicidio colposo i due medici di continuità assistenziale che, una volta contattati dai familiari, non avrebbero «segnalato il paziente al 112/118 e all’unità operativa di Malattie infettive – è scritto nella conclusione delle indagini – e non avrebbero nemmeno richiesto all’Unità di crisi locale il test diagnostico per la ricerca del Sars Cov-2».

A uno dei due medici, inoltre, la Procura contesta «l’inosservanza dei principi giurisprudenziali» perché non avrebbe «approfondito il quadro del paziente mediante visita clinica e neppure mediante colloquio telefonico diretto, non ponendo in diagnosi differenziale la Covid-19, prescrivendo inutilmente l’antibiotico e consigliando l’attesa dell’effetto del farmaco fino all’assunzione di tutte le compresse contenute nella confezione e ritardando così la diagnosi corretta». L’altro medico, a questo proposito, è invece accusato di aver «confermato l’inutile prescrizione dell’antibiotico da parte del collega – scrive il pm – consigliando l’attesa dell’effetto e ritardando così la diagnosi corretta. Consigliando al fratello del paziente, nell’eventualità di un peggioramento, di contattare per un nuovo consulto e favorendo così l’evoluzione ingravescente del quadro, demandando al fratello di Roberto Pais l’attivazione del 118 anziché procedere subito e di persona lui a contattare il numero di emergenza». (na.co.)

Il nuovo decreto

«La mannaia sul Superbonus devasterà tantissime vite»

di Luigi Soriga
Le nostre iniziative