La Nuova Sardegna

«Poche protezioni e inefficaci»

di Tiziana Simula
«Poche protezioni e inefficaci»

Le accuse ai gestori di Billionaire, Phi Beach e Country. Briatore: «Non ho nulla da dire»

24 giugno 2021
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PORTO CERVO. «Non ho nulla da dire». Taglia corto Flavio Briatore, contattato dalla Nuova Sardegna. Non commenta l’inchiesta della Procura di Tempio che ha travolto il suo Billionaire – ma anche il Phi Beach di Baia Sardinia e il Country club di Porto Rotondo – finito per un anno sotto la lente degli inquirenti per i contagi Covid tra i lavoratori, l’estate scorsa. Secondo il procuratore Gregorio Capasso e il sostituto Laura Bassani, il locale in Costa Smeralda non avrebbe adottato tutte le misure appropriate per evitare che si diffondesse il virus tra i dipendenti. Pesanti le accuse: epidemia colposa e lesioni personali colpose. Reati di cui deve rispondere Roberto Antonio Pretto, l’amministratore unico della Billionaire srl, società proprietaria del locale di Flavio Briatore.

Per l’accusa, tra luglio e agosto, quando esplosero i focolai, nel locale non sarebbero state adottate le misure anti contagio previste da protocolli e normative, e ciò nonostante la presenza di casi di positività accertati tra i lavoratori. Anzi, stando alle accuse formulate dai pm galluresi, Pretto avrebbe addirittura impartito la direttiva alle lavoratrici impiegate come “ragazze immagine” di non indossare alcuna mascherina. Le dotazioni di protezione sarebbero state fornite in numero insufficiente, mentre al loro posto sarebbero state consegnate quelle di stoffa griffate. Ai lavoratori con sintomi non sarebbe stato garantito l’isolamento, né fatto il tampone. Non avrebbe comunicato all’Assl, o lo avrebbe fatto in ritardo, i casi di positività o le sospette positività al Covid.

Ma le misure anti contagio non sarebbero state adottate neanche nei confronti dei clienti del Billionaire sui quali non ci sarebbe stato alcun controllo sull’uso delle mascherine, sul rispetto del distanziamento tra le persone e tra i tavoli per evitare assembramenti.

La Procura, insomma, contesta tutta una serie di omissioni che avrebbero provocato la diffusione dell’epidemia. Quattordici i lavoratori che si ammalarono di Covid.

Diverse le attività d’indagine condotte in quasi un anno di inchiesta e che hanno riguardato anche il Phi Beach e il Country club: dall’audizione di testimoni all’acquisizione di materiale, ad esempio filmati che documentavano le serate nei locali, circolati sui social o pubblicati da testate online da cui appariva chiaro che il distanziamento tra il popolo della notte che si divertiva sotto le stelle smeraldine non era affatto una priorità da rispettare.

Agli amministratori delle società proprietarie del Phi Beach, Luciano Guidi, e Country club, William Franco Carrington Royston, viene contestato il reato di lesioni colpose. I gestori non avrebbero fornito mascherine in numero sufficiente ai dipendenti, lasciando alla loro discrezionalità la scelta di indossare i dpi (dispositivi di protezione individuale) o mascherine di stoffa griffata con il logo dei locali. Senza esercitare quindi un adeguato controllo sul rispetto delle norme anti Covid. Sei lavoratori si ammalarono al Phi Beach e otto al Contry club.

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