La Nuova Sardegna

Intervista con il generale Figliuolo: «Vaccinare gli over 60 è la priorità assoluta in Sardegna»

Roberto Petretto
Intervista con il generale Figliuolo: «Vaccinare gli over 60 è la priorità assoluta in Sardegna»

«Bisogna raggiungerli e immunizzarli anche nelle zone più remote dell’isola»

02 luglio 2021
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SASSARI. Francesco Paolo Figliuolo sapeva che la battaglia sarebbe stata difficile ma, da generale degli alpini, non poteva che rispondere «sì». Così quando Mario Draghi l'ha chiamato a riorganizzare la truppe impegnate nella guerra al Covid si è rimboccato le maniche e si buttato nella mischia. All'inizio qualcuno ha storto il naso ma i risultati dicono che il virus fa molta meno paura di un anno fa, anche se ancora non è vinto. Ecco perché bisogna continuare a tenere alta la guardia.

Generale i vaccini si sono dimostrati un'arma formidabile. Ma è vero che la dotazione potrà subire dei tagli nei prossimi mesi?
«Gli acquisti di vaccini sottoscritti dalla Commissione europea prevedono approvvigionamenti per il prossimo trimestre, luglio agosto e settembre, pari a 45,5 milioni di dosi di Pfizer e Moderna, che sono quelli usati più diffusamente. A luglio, verranno consegnate 14,5 milioni di dosi del tipo a RNA messaggero. Si tratta di quantitativi importanti che ci consentono di guardare con ottimismo ai prossimi mesi, per raggiungere l'80 per cento delle persone vaccinabili il 30 settembre. E col ministero della salute stiamo già pensando a un'eventuale terza dose».

La Sardegna è stata a lungo ultima nella graduatoria nazionale basata sulla percentuale di somministrazione in rapporto alle dosi disponibili. Ritiene ci siano state delle lacune nella campagna?
«La Sardegna è stata una delle prime Regioni che ho visitato, ad aprile, e la situazione che trovai era di meno 10mila somministrazioni al giorno, su un territorio ampio e orograficamente difficile, che richiede un'organizzazione basata su diversi grandi hub ma anche su un sistema capillare per intercettare la popolazione dei paesi più remoti e nelle isole minori. Oggi si apprezza un cambio di passo, con un ritmo di oltre 15 mila somministrazioni al giorno e punte anche di 18 mila. La Sardegna sta recuperando un gap iniziale che si è verificato anche in altre Regioni, per esempio a causa dei sistemi informatici di prenotazione - cui si è potuto ovviare con l'ausilio della Struttura commissariale e grazie al sistema di Poste Italiane - oppure alla morfologia complessa del territorio, la quale porta con sé problematiche che richiedono tempi più lunghi per essere affrontate e risolte».

Il raggiungimento dell'immunità di gregge non c'è ancora e all'orizzonte si profila già l'autunno: ci saranno dei cambiamenti nella strategia?
«L'obiettivo del piano è di vaccinare l'80 per cento della popolazione che ha un'età maggiore di dodici anni entro il 30 settembre. La campagna sta procedendo positivamente e al 30 giugno abbiamo superato la soglia di 51 milioni di somministrazioni dall'inizio della campagna. Si tratta di un risultato notevole, specie se si considerano diversi fattori che avrebbero potuto incidere sul piano vaccinale. Mi riferisco prima di tutto alla rimodulazione dell'impiego dei vaccini adenovirali, in relazione all'andamento della curva epidemiologica. Al diminuire del numero di contagi, sono state ridefinite le categorie a cui vanno inoculati i singoli tipi di vaccino, secondo le indicazioni delle autorità sanitarie, basate sulla farmacovigilanza. Dei quattro vaccini su cui era incentrata la campagna, solo due - Pfizer e Moderna - vengono usati diffusamente, mentre AZ e J&J sono di massima per gli over 60 e per le seconde dosi, o per chi ne fa richiesta. Da notare poi che la platea vaccinale è stata allargata a 2,2 milioni di giovani della fascia di età 12-16 anni e nonostante tutto, riusciamo a mantenere come termine campagna il 30 settembre».

La variante Delta o altre varianti potranno incidere sull'organizzazione della campagna?
«Per difendersi dal virus e dalle sue varianti, la cosa migliore è vaccinarsi. Gli esperti hanno chiaramente indicato che la copertura è massima quando si completa il ciclo vaccinale, cioè quando si ricevono la prima e la seconda dose oppure la dose unica nel caso di J&J. E' perciò essenziale dare continuità allo sforzo in atto, per se stessi ma anche per i più anziani e i più vulnerabili».

Ha rivolto un appello alle Regioni affinché cerchino di aumentare il numero dei vaccinati nella fascia over 60: a cosa sono dovuti i ritardi?
«La priorità assoluta della campagna vaccinale è quella di mettere in sicurezza le persone anziane - che costituiscono le nostre radici - e quelle fragili, le più esposte alle conseguenze nefaste delle malattie provocate dal Covid. Sono stati finora raggiunti ottimi risultati, anche nella splendida Sardegna, terra che conosce un tasso importante di longevità e annovera tantissimi ultracentenari. La copertura della fascia over 80 oggi supera il 86% con almeno una dose, la fascia 70-79 è all'84%. Occorre fare ancora di più per la fascia 60-69, che è all'76% circa. Molte di queste persone hanno difficoltà ad essere raggiunte, sia per la prenotazione che per la somministrazione. Occorre il massimo dell'incisività, e occorre agire a tutto campo. In questo senso si sta facendo un gran lavoro di qualità attraverso i team sanitari mobili delle Regioni e della Difesa, che operano con successo anche nelle zone remote e meno accessibili della Sardegna».

La soluzione degli hub vaccinali, che ha funzionato nell'emergenza, è destinata a essere cancellata o modificata? E, se sì, in che tempi?
«I cittadini vanno raggiunti dalle vaccinazioni con un approccio sempre più attivo e capillare, basato sul rapporto di fiducia che esiste col proprio medico di base o col proprio farmacista. In una fase post-emergenziale, in previsione di eventuali richiami e nell'ottica di realizzare un sistema sostenibile e stabile nel tempo, si dovrà ricondurre quanto più possibile l'attività di somministrazione nell'alveo del Sistema Sanitario Nazionale con la partecipazione di tutti gli operatori. E' una delle linee guida che ho fornito alle Regioni, invitandole ad incrementare in modo graduale il coinvolgimento di tutte le professioni sanitarie che hanno già manifestato la loro adesione alla campagna vaccinale».

Lei è stato chiamato a rendere efficace la macchina della campagna di vaccinazione. Ma la lotta al virus si compone di tanti elementi: come giudica la cessazione dell'obbligo di utilizzare le mascherine all'aperto?
«Le indicazioni fornite dal Comitato Tecnico Scientifico si basano su valutazioni oggettive e ponderate della situazione sanitaria attuale, che ha visto un calo notevole dell'indice di contagiosità e al tempo stesso una diminuzione davvero importante dei decessi e delle ospedalizzazioni, anche in corrispondenza dell'andamento della campagna vaccinale. Non bisogna però abbassare la guardia e mantenere quei comportamenti virtuosi che gli Italiani hanno responsabilmente adottato durante le fasi peggiori di questa pandemia che, ricordiamolo, ha causato più di 126 mila vittime nel nostro Paese».

Da militare si è dovuto confrontare col sistema sanitario nazionale: come l'ha trovato?
«L'incarico che mi ha voluto conferire il Presidente Mario Draghi si affianca, a titolo gratuito, a quello che ho mantenuto, di Comandante logistico dell'Esercito, che è stato fondamentale per organizzare la campagna vaccinale, stimarne l'evoluzione e mitigarne gli imprevisti: mi riferisco ad esempio alle limitazioni sull'uso di due vaccini, oppure alla mancata approvazione di Curevac e all'ampliamento della platea vaccinale alla fascia 12-16 anni. Ma anche il fatto di avere la Sanità dell'Esercito alle mie dipendenze è stato importante per saper interagire con il Sistema Sanitario Nazionale, che ha ben risposto. La Struttura che dirigo svolge un lavoro costante di coordinamento e sinergia tra i diversi attori e le diverse competenze in campo. Ho avuto modo di osservare ovunque un elevatissimo livello di collaborazione tra le Regioni/Province autonome, la Protezione Civile, la Difesa, gli enti pubblici e privati, la Croce Rossa e tutti i volontari».

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