La Nuova Sardegna

Protesta dei circoli all’estero: «Impossibile ritornare a casa»

Protesta dei circoli all’estero: «Impossibile ritornare a casa»

Gli emigrati sardi lamentano l’incremento dei costi per i traghetti e per gli aerei «Per arrivare in Puglia o in Sicilia si spende un sesto di quello che chiedono a noi»

04 luglio 2021
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SASSARI. E’ un grido di allarme ma anche un avvertimento. «Venire in Sardegna sta diventando impossibile per il costo del viaggio e le difficoltà di trovare posto su navi e traghetti. In tanti stiamo pensando di vendere le case e di troncare definitivamente i rapporti con la nostra isola». La firma è dell’Associazione degli immigrati sardi e dei circoli del nostri corregionali in Germania, Svizzera, Olanda, Francia, Belgio, Spagna, Inghilterra, Danimarca e Bulgaria. Una comunità numerosa che va fiera della sua identità, della lingua del vessillo coi Quattro Mori che sventola ovunque in Europa. Una comunità che non ha mai troncato i rapporti con la sua terra di origine e che, anzi, è riuscita a tramandarli alle seconde e terze generazioni. «Le vacanze in Sardegna – raccontano – erano il sogno che ci aiutava a superare le difficoltà di vivere in un altro Paese, ma adesso questo sogno sta diventando irrealizzabile. Da Genova a Olbia il costo di un biglietto può arrivare, ad agosto, fino a 700 euro a tratta per 2 persone + 2 bambini, senza alternative anche sulle altre tratte, sia sulla Genova-Porto Torres, sia da Livorno, sia da Civitavecchia. Dopo 18 mesi di sofferenza - anche a causa del Covid - , l’ansia del ritorno alla normalità si scontra con le tariffe troppo alte. Impraticabili ai più».

«Mai come quest’anno – sostiene l’Associazione – la stragrande maggioranza dei lavoratori sardi all’estero e dei pensionati hanno difficoltà a raggiungere la loro terra. In tanti stanno pensando seriamente di vendere la casa nell’isola, costruita per amore con risparmi e sacrifici, perché non possono più permettersela. D’altra parte la pandemia ha colpito le fasce più deboli, quelle che si sono impoverite maggiormente, fra le quali ci sono larghe fasce di lavoratori, emigrati dalle isole e dal meridione. La differenza è che in Puglia e in Calabria ci si va in auto con 250 euro di spese tra pedaggi e carburante».

Quindi il sospetto che è anche un’accusa alla politica. «Le compagnie, dopo una fase di concorrenza – sostengono i circoli dei sardi all’estero – , sono nuovamente tentare di fare “cartello”. L’esperimento estivo della continuità sulla Civitavecchia-Olbia, in cui una sola compagnia ha viaggiato garantendo le quote alle altre due, è stato paradossalmente un incentivo ad abbassare i costi pur mantenendo alti i prezzi, senza vantaggi visibili per i viaggiatori. Questi altissimi prezzi sono causati solo dalla ripresa (di per sé positiva) della domanda del “prodotto Sardegna”e quindi dalle dinamiche del mercato? Noi crediamo di no. La verità è che i prezzi risentono del modello di una nuova continuità territoriale che riduce da 7 a 3 le linee marittime in convenzione per la Sardegna, con l’abolizione gravissima per tutti, e in particolare per gli emigrati, la cui presenza nella penisola è maggiore in Piemonte e Lombardia, della continuità Genova-Olbia, la quale serve anche gran parte dell’emigrazione sarda di Francia, Svizzera, Germania, Olanda, Belgio. La riduzione prevista degli stanziamenti da 72 milioni di euro (53 per la Sardegna) a 40 milioni (34 per la Sardegna), che poi scenderanno ulteriormente dopo un triennio, è il segnale più chiaro del disinteresse verso il problema dei trasporti. E tutto ciò è ancora più incomprensibile e grave in una fase di rilancio e riqualificazione dell’economia europea post pandemia, colla dotazione finanziaria italiana più importante del Recovery Fund».

Amara anche la conclusione dei nostri corregionali all’estero. «Ci sono state tante interrogazioni parlamentari senza esaurienti risposte. Ci sono regolamenti dei trasporti scritti da Invitalia, per conto del Ministero dei trasporti, che sono discriminatori nei confronti di gran parte degli emigrati. C’è la totale mancanza di interlocuzione fra Governo e Regione, la quale mai come oggi è senza voce in capitolo su un settore così importante per la sua economia e per la libertà dei suoi cittadini».

Il movimento degli emigrati ricorda di essere sempre stato in prima fila «nella battaglia per i trasporti, con l’esperienza, spesso dolorosa, di chi ha dovuto varcare per forza il Tirreno. Lo è anche oggi, con la sua partecipazione al comitato per l’inserimento del “principio di insularità” in Costituzione. Lo è sui costi veramente fuori controllo. Lo sarà sul futuro prossimo. È stato promesso un approfondimento sul modello del servizio, insomma su come far viaggiare meglio i sardi, d’estate e d’inverno, favorendo, nel contempo, il turismo e superando, con l’intervento dello Stato dove il mercato non compensa i costi, lo “svantaggio” dell’insularità, come previsto dai trattati europei. Non è avvenuto. E questo è grave. Anche per questo siamo qui a protestare e a rivendicare il nostro sacrosanto diritto di poter tornare nella nostra regione, a condizioni non di privilegio, ma uguali a quelle degli altri cittadini italiani».



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