La Nuova Sardegna

Delitto di Soleminis, 12 anni di carcere

Delitto di Soleminis, 12 anni di carcere

Condannato l’allevatore che uccise dopo una lite il vicino con una fucilata al petto

22 luglio 2021
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CAGLIARI. Un colpo solo al torace, con un fucile da caccia calibro 12: è così che Giuseppe Prasciolu (35 anni) ha ucciso Simone Cogoni (44 anni), imprenditore agricolo come lui, il 17 settembre dell’anno scorso nelle campagne di Soleminis. Ha confessato, il giudizio abbreviato doveva servire soltanto a stabilire il livello della responsabilità. Alla fine ha prevalso in buona parte la linea del difensore, l’avvocato Riccardo Floris: Prasciolu merita le attenuanti generiche e quelle legate alla provocazione, il conto finale della pena fa dodici anni di reclusione, che in un giudizio ordinario sarebbero stati diciotto. Avvocato difensore soddisfatto («in appello ribadiremo che si è trattato di legittima difesa») e caso giudiziario chiuso in accordo con quanto accertato fin dalle prime ore dai carabinieri di Dolianova: una lite, forse una delle tante, per questioni di vicinanza fra poderi, un fabbricato conteso, forse rifiuti buttati da una parte all’altra e relativi rancori culminati in quel tardo pomeriggio di settembre in un atto di violenza.

Stando alla ricostruzione processuale Prasciolu avrebbe chiuso una vivace discussione, avvenuta sotto gli occhi del padre della vittima, con un colpo di fucile, uno solo, che ha centrato Cogoni al petto, recidendogli l’aorta. Quanto avvenuto dopo sta scritto nei verbali: la fuga di Prasciolu, la vittima che insieme al padre riesce a trascinarsi fino a una strada e a chiamare i carabinieri. Poi si accascia perdendo fiumi di sangue e la sua vita si spegne. La ricerca dell’agricoltore dura poco più di ventiquattr’ore, con uno spiegamento eccezionale di uomini e mezzi coordinato dal pm Alessandro Pili. Tutto si risolve quando Prasciolu si presenta in caserma accompagnato dall’avvocato Floris, la sola scelta ragionevole in una giornata da dimenticare. La confessione arriva subito ed è lo stesso Prasciolu a condurre i carabinieri nel luogo di campagna dove ha nascosto l’arma usata per il delitto. Ma lo scenario della vicenda assume un colore diverso quando viene fuori che Prasciolu sarebbe scampato a un agguato teso da Cogoni buttandosi in un fossato. Ecco perché quel giorno si sarebbe presentato al faccia a faccia armato di una doppietta calibro 12: «Avevo paura» ha spiegato. La scelta del giudizio abbreviato è conseguente alla confessione e ai fatto che l’hanno preceduta, la differenza tra omicidio e omicidio sta nelle ragioni e nelle modalità: per la difesa l’imputato è stato provocato e minacciato, la sua sarebbe stata quindi una reazione conseguente. (m.l)

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