La Nuova Sardegna

Appello dei sindacati: «Avanti con la rete del gas»

di Giuseppe Centore

Cgil, Cisl e Uil chiedono un incontro ai ministri Cingolani e Giorgetti «Non possiamo aspettare dieci anni, rischiamo di stare ancor più indietro»

23 luglio 2021
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CAGLIARI. Arrivano da più fronti appelli e richieste al governo affinchè convochi al più presto un tavolo istituzionale con tutti i protagonisti pubblici e privati interessati alla vicenda del futuro energetico e produttivo dell’isola.

Ieri i segretari generali sardi di Cgil, Cisl e Uil Samuele Piddiu, Gavino Carta e Francesca Ticca hanno diffuso una nota nella quale chiedono incontro ai ministri Cingolani e Giorgetti, «per affrontare il tema della giusta transizione e de-carbonizzazione alla luce del dibattito in corso sul futuro energetico della Sardegna. Si tratta di questioni che devono essere definite dentro una visione comune che riguarda tutta l’Isola, e che quindi non può riguardare singoli player o alcuni territori», hanno scritto i segretari sottolineando che «la Sardegna, al pari delle altre regioni d’Italia, non può rinunciare alle sue attuali produzioni industriali ma, al contrario, deve investire nei processi di cambiamento e innovazione per valorizzare, rilanciare, potenziare il suo sistema economico e produttivo sfruttando al meglio la transizione ecologica che può produrre valore e non distruggerlo».

Cgil, Cisl e Uil aggiungono che «la transizione che si può e si deve fare nei tempi prefissati e con gli obiettivi condivisi con il resto d’Europa implica passaggi intermedi e non salti nel buio. La Sardegna ha bisogno del gas e della sua rete di distribuzione, che in prospettiva trasporterà idrogeno, biogas e gas di sintesi. Affermare il contrario significa sottrarle l’opportunità di sviluppo attesa da anni, significa condannarla a un ruolo sempre più marginale, assicurandole nuovi e incolmabili divari». Insomma le parole dell’Ad di Enel Starace, che ipotizzava un salto in avanti del sistema energetico sardo per puntare da subito a una isola green con tutta la generazione elettrica realizzata con fonti rinnovabili non convincono i sindacati. «Anche la trasformazione degli impianti termoelettrici oggi a carbone in impianti a gas è orientata verso il compimento della transizione graduale e sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista sociale e occupazionale. La Sardegna non può trasformarsi in una grande centrale produttrice di energia, pur rinnovabile, utile allo sviluppo di altri sistemi produttivi, altre economie. Questo non fornirebbe alla regione alcun valore aggiunto, anzi, sarebbe una penalizzazione. Abbiamo bisogno, qui e adesso, di quella energia termica che solo il gas può fornire in modo economicamente ed ecologicamente sostenibile. Abbiamo bisogno di sostenere le nostre filiere dell'agro-industria, delle ceramiche, dell'alluminio, per fare qualche esempio. E abbiamo bisogno di dare risposte certe e immediate alle imprese, anche multinazionali, che chiedono di investire in Sardegna». Il timore è che le incertezze sul campo energetico possano fungere da scuse per possibili retromarce da parte delle aziende che si dichiarano pronte a investire adesso. Da qui la richiesta a mantenere le intese a su tempo siglate tra Regione e Governo.

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