Abitanti in strada a Tresnuraghes
di Alessandro Farina
Allevatori e barracelli sfidano il fronte del fuoco per salvare gli animali
26 luglio 2021
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TRESNURAGHES. Centinaia di residenti e turisti evacuati, centinaia di ettari di macchia, bosco, colture e pascolo in cenere, danni alle imprese zootecniche e agricole, un complesso sistema ambientale dall’alta valenza turistica distrutto in una notte e in una giornata campale per il piccolo e coraggioso esercito che da terra e dal cielo ha cercato di arginare la furia del fuoco in Planargia. Manca poco a mezzanotte quando la situazione, nella periferia est, diventa pericolosa. Gli allevatori cercano di spostare il bestiame e le greggi e liberare i cani e gli animali da allevamento. Qualcuno resta in azienda, manichetta in mano, per salvare il salvabile. Altri riescono a raggiungere il paese, dove cercano di arginare il fuoco diverse squadre di Barracelli. Il fuoco lambisce un’officina e le abitazioni, mentre i vigili del fuoco cercano di mettere in sicurezza un vecchio deposito di bombole di Gpl nella zona di Sant’Antonio. Le fiamme si dividono e le raffiche di scirocco trasportano i tizzoni nella vallata verso il mare, ed in quella di S’Adde, fino a raggiungere Bianae e la periferia di Magomadas, puntando poi a Flussio e Tinnura. Gli abitanti sono tutti in strada, spaventati, mentre da terra Barracelli, Forestas, Forestale, Vigili del Fuoco, volontari, fanno l’impossibile. Si attende il sorgere del sole e l’arrivo degli elicotteri e dei canadair. All’alba il fuoco viene fermato ai bordi della statale 292, prima che possa intaccare la vegetazione e raggiungere le abitazioni che si affacciano sull’ingresso di Magomadas, mentre bruciano le vigne e i cantieri nell'area industriale. A Sagama si lotta ancora in serata per arginare l’incendio che punta alle case ed alla zona tra il paese e Scano di Montiferro. Per la conta dei danni, diversi i focolai ancora operativi in serata, sarà necessario attendere, come per capire l’origine dei roghi devastanti di queste ore. Ma le ferite inferte tra montagna e mare sono però evidenti, e non lasciano dubbi sulla portata epocale di un evento che in molti già chiedono, alla luce di alcuni episodi anche del recente passato, come non sia stato possibile prevenire ed evitare.