La Nuova Sardegna

Caccia alle responsabilità la forestale apre le indagini

di Claudio Zoccheddu
Caccia alle responsabilità la forestale apre le indagini

Al lavoro il nucleo di polizia ambientale. L’incendio rallenta, paesi al sicuro  

27 luglio 2021
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SASSARI. Dopo la grande paura arrivano le prime informazioni dal fronte delle indagini sull’origine del rogo, o dei roghi, che hanno devastato il Montiferru. Il nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale del Corpo forestale ha iniziato i rilievi nelle aree attraversate dal fuoco, andando a caccia di eventuali indizi riconducibili alla genesi del maxi incendio. I risultati saranno trasmessi alla Procura della Repubblica di Oristano che dovrà valutare eventuali responsabilità dolose o colpose nella genesi dell’incendio. Le indagini sono partite dalla zona di Bonarcado, dove venerdì scorso un piccolo rogo si era insinuato in un canalone naturale che, per motivi in via di accertamento, non era stato spento o era stato spento parzialmente e che quindi potrebbe essere una delle cause dell’immane distruzione dei giorni scorsi.

La giornata. Intanto, nei paesi raggiunti delle fiamme è ancora impossibile parlare di tranquillità ma il fronte degli incendi sembra essere finalmente sotto controllo, per quanto alcune zone siano sotto stretta osservazione per via di focolai ancora accesi. Ieri i canadair e gli elicotteri, supportati dalle squadre a terra, hanno lavorato sin dalle prime ore del mattino per combattere le fiamme accese ormai da tre giorni. Il cammino del fuoco verso il Marghine è stato frenato nella zona di Sagama mentre le fiamme che hanno terrorizzato gli abitanti di Porto Alabe e Tresnuraghes sembrano estinte dopo l’ennesimo intervento dei canadair. Nel pomeriggio di ieri le situazioni più preoccupanti erano nel territorio di Suni e nel Comune di Santu Lussurgiu, dove i focolai che sembravano neutralizzati hanno ripreso forza ieri mattina. In entrambi i casi è stato necessario l’intervento di elicotteri e canadair .

Lo scenario. Un intero territorio ha cambiato aspetto nel corso del fine settimana. Per fortuna, qualche area è stata risparmiata dalle fiamme ma il grosso dei boschi, delle aree verdi e delle coltivazioni sono ormai un ricorco coperto dalla fuliggine. Le ultime stime parlano ancora di 20mila ettari di territorio, ma la sensazione è che la cifra sia destinata ad aumentare una volta che sarà possibile completare una valutazione approfondita. Anche perché si parla di un incendio che ha “camminato” per oltre 70 chilometri e che sembra essere uno dei più estesi della storia recente dell’isola. Al punto che dopo aver superato le tragiche ore dell’emergenza, è arrivato il momento di comprendere cosa sia andato storto nel sistema di prevenzione e di intervento.

Sistema fallato. Ora la parola d’ordine è “prevenzione”, un vocabolo comparso nel dibattito politico dopo l’incendio, dopo il terrore, dopo la devastazione. Eppure, gli indizi disponibili non erano pochi. Alcuni erano stati profeticamente riassunti in una lettera redatta dal “Comitato spontaneo del Montiferru” e indirizzata al sindaco, all’assessore all’Ambiente di Cuglieri, al comandante della stazione locale del Corpo forestale e al comandante della caserma dei vigili del fuoco. Un documento che porta la data del 7 giugno e che, riletto oggi, ha il sapore amarissimo della profezia inascoltata. Il comitato, sin dalle prime righe, descrive una montagna (quella di Cuglieri) come se fosse una bomba ad orologeria. Diverse le località citate, la più conosciuta è quella della Madonnina, ma tutte accomunate da uno stato di abbandono denunciato quasi due mesi prima del disastro. Si parla di strade sterrate impraticabili per via del fondo dissestato e invase dalla vegetazione, dell’assenza delle politiche di forestazione e dei tagli controllati e di una vegetazione che, in alcuni tratti, era talmente fitta da non essere penetrabile, con il comitato che definiva l’intera area come un “pericoloso deposito di combustibile alla mercé degli incendiari” che facilmente avrebbero potuto innescare un rogo “che non avrebbe lasciato alcuna possibilità di essere spento”. Che poi, è quello che è successo. Anche se per il momento non ci sono certezze sull’origine dell’incendio. Quel che è certo è che il comitato ha vestito il ruolo della mitologica Cassandra, la sacerdotessa veggente che annunciava le catastrofi e che puntualmente non veniva presa in considerazione. Ma ci sono altri aspetti che dovranno essere chiariti, dai ritardi nella regolarizzazione degli operai di Forestas completata poco tempo fa all’effettiva capacità del sistema antincendio della Sardegna dopo la rivoluzione all’interno della Forestale, con numerosi dirigenti senza delega dopo la scadenza del contratto biennale che li legava al Corpo e che già aveva denunciato la carenza del personale necessario per affrontare la stagione degli incendi. Gli interrogativi, insomma, sono tanti e potrebbero aumentare. Le risposte, invece, sono poche.

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