La Nuova Sardegna

I sindacati: «Paghiamo l’assenza di pianificazione»

di Claudio Zoccheddu
I sindacati: «Paghiamo l’assenza di pianificazione»

Boeddu (Cgil): «La Regione ora si indigna ma da anni sfugge al confronto»

15 agosto 2021
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SASSARI. Non si stupiscono. La reazione dei sindacati alla mancata programmazione di una rete ferroviaria moderna ed efficiente è simile a quella dei passeggeri costretti a sopportare l’estrema arretratezza di un sistema che dimostra tutti gli anni che ha. E forse pure qualcuno in più. Il colpo di grazia è arrivato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che lascia le briciole ad un’isola che, dal canto suo, non brilla per proposte e progettualità. Perlomeno dal punto di vista politico. Un cocktail perfetto per fare in modo che tutto resti ancorato al passato, come accade anche con il resto del sistema trasporti isolano ed extra isolano che vanta, si fa per dire, strade obsolete martoriate da cantieri interminabili e schemi di continuità territoriale che sopravvivono stancamente tra una proroga e l’altra. Ma, forse, è sulla rete ferroviaria che si può misurare il gap maggiore con il resto del Paese.

Cgil. «Finalmente, grazie anche al contributo della Nuova Sardegna, la Regione si è resa conto delle risibili risorse destinate dal Pnrr alle ferrovie dell’isola e della condizione di estrema arretratezza – attacca il segretario della Filt Cgil, Arnaldo Boeddu –. Sono anni che lanciamo l’allarme perché nemmeno uno dei 427 chilometri di rete ferroviaria è elettrificato, perché abbiamo solo 50 chilometri di rete a doppio binario, perché siamo l’ultima regione sulla densità di rete rispetto all’area servita e perché, dopo il contratto di servizio sottoscritto nel luglio del 2017, e valido per 9 anni più ulteriori 4,5 di possibile proroga, il sistema ferroviario sardo gestito da a Trenitalia garantisce 180 treni giornalieri per un totale di 3,8 chilometri per treno ogni anno. I tempi di percorrenza, poi, sono gli stessi di 40 anni fa: Sassari-Cagliari più di 3 ore, Olbia-Cagliari anche 4. Tutto questo, e molto altro, andrebbe approfondito in un incontro che la Giunta regionale, quella che si indigna, si è sempre rifiutata di organizzare. Se riuscissimo a far arrivare in Sardegna più risorse per le ferrovie bisognerebbe realizzare il collegamento tra l’aeroporto, il porto e la stazione di Olbia, la variante di tracciato Giave-Campomela, quella tra Bauladu, Torralba, e Bonorva e quella di Macomer. Ma anche adeguare la rete per il collaudo a rango P, quello che consente il pendolamento dei treni».

Uil. «Temo che quella delle ferrovie non sia l’unica beffa che ci riserverà il Pnrr – spiga William Zonca, segretario della Uil Trasporti – anche perché ancora non è chiaro quanto riusciremo ad ottenere e ci sono molti dubbi su quanto riusciremo a spendere. La situazione delle ferrovie è drammatica, al punto che ormai tutti ne conoscono le debolezze e le falle da tappare per rendere il servizio più moderno e veloce. Mi riferisco alle varianti, alle gallerie e al doppio binario, ma sino a quando non si capirà che gli investimenti non potranno essere modulati sul numero di passeggeri, non risolveremo i problemi. Servono prospettive che vadano oltre i limiti della convenienza perché è evidente che se i sardi non usano il treno non è certo per l’assenza del bacino di utenza ma perché non è pensabile impiegare più di tre ore per fare 200 chilometri. Un rete moderna ed efficiente avrebbe più passeggeri, per la comodità ma anche per evitare le strade, che non se la passano molto meglio. La rete ferroviaria potrebbe decongestionarle anche dal trasporto delle merci, rendendole più sicure. Noi siamo pronti a parlarne con la Regione, se esistesse una prospettiva di confronto che però, al momento, manca. E questo è uno dei limiti più grandi della nostra terra».

Cisl. «Non abbiamo l’alta velocità per i treni, non abbiamo autostrade, non abbiamo una continuità area e marittima efficiente. Siamo messi male – dice Ignazio Lai, segretario di Fit Cisl – ma non potrebbe essere altrimenti con un assessore regionale ai Trasporti inesistente e un dialogo con la Regione mai nato. Sulle ferrovie abbiamo tante idee da proporre, alcune erano già state presentate due anni fa durante un convegno realizzato in collaborazione con l’università di Cagliari, ma manca il dialogo. E poi non si può continuare a ragionare sulla convenienza dell’investimento, come fa il Governo. Se le ferrovie sarde hanno pochi utenti è perché non sono al passo con i tempi. Non abbiamo un solo chilometro di alta velocità e i tratti in cui i treni possono superare i 100 chilometri all’ora sono pochissimi e molto brevi».



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