La Nuova Sardegna

La lingua blu dilaga e ora fa di nuovo paura

di Giusy Ferreli
La lingua blu dilaga e ora fa di nuovo paura

L’epidemia partita dall’Ogliastra è arrivata nell’Oristanese: segnalati 53 focolai

18 agosto 2021
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NUORO. Dall’Ogliastra al Mandrolisai, dalla Baronia sino alla piana di Oristano: la Blue tongue rompe gli argini e colpisce duramente gli allevamenti del centro Sardegna. Nuovi focolai del morbo che colpisce gli ovini con febbri, mastiti ed elevata abortività si stanno sviluppando su buona parte del territorio isolano. A ieri, erano 53 i focolai riscontrati dai veterinari delle Assl di Nuoro, Lanusei e Oristano. I numeri registrati nella tarda mattinata, quando i (pochi) veterinari dei servizi della area sociosanitaria nuorese erano ancora sul campo per diagnosticare la malattia, raffigurano un quadro preoccupante: sono i 4.573 capi coinvolti, 335 quelli con la sintomatologia, 6 le gli animali deceduti. Il centro più colpito è Siniscola con ben 5 allevamenti. Ci sono poi i recenti focolai di Ottana, Orune, Sarule, Atzara e Teti che si aggiungono ai casi riscontrati la scorsa settimana a Olzai, Ortueri e Sorgono.

Non va meglio in Ogliastra da dove, ai primi del mese, è partita quella che sta diventando una vera e propria epidemia. Qui, a fronte di 4.670 bestie coinvolte, 187 accusano i sintomi mentre i capi deceduti sono 26. Il bilancio, che viene aggiornato di ora in ora, registra la diffusione della lingua blu anche a Talana dopo Bari Sardo, Ilbono, Girasole, Triei, Villagrande Strisaili, Lanusei, Tortolì ed Arzana.

Il virus, sul finire della settimana scorsa ha sconfinato arrivando anche nell’Oristanese: 2 focolai a Solarussa, altrettanti Zerfaliu.

Qualcosa nella lotta alla Lingua blu non è andato per il verso giusto: in questi mesi sono mancati i veterinari che pure avrebbero dovuto vaccinare le “rimonte” , ovvero le giovani agnelle non ancora entrate in produzione che rappresentano il 25 per cento del patrimonio zootecnico, contro il sierotipo 4 entro il 31 luglio. Dei professionisti, per tutta la giornata, nelle aziende non c’era traccia.

L’ordine di servizio di Antonio Montisci, direttore del servizio di Sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare dell’assessorato alla Sanità, partito venerdì pomeriggio dopo una concitata riunione dell’Unità di crisi, sinora è stato disatteso. Lunedì gli uffici amministrativi dell’Ats erano chiusi e nessuno ha disposto l’invio dei veterinari. Così sino a ieri neanche uno dei 27 professionisti assunti nel 2020 proprio per la campagna vaccinale era al lavoro in Ogliastra e nel Nuorese.

Nel frattempo la lingua blu è esplosa ed appare evidente che qualcuno ha sottovalutato i rischi del contagio. Questo nonostante l’Oevr (osservatorio epidemiologico veterinario regionale) avesse stilato una dettagliata carta del rischio e il piano regionale di contrasto alla Blue tongue prescrivesse di portare a compimento le vaccinazioni contro il famigerato sierotipo 4 entro la fine dello scorso mese grazie alle scorte di vaccino, 360mila dosi già acquistate dalla Regione. La previsione contenuta nel documento dell'osservatorio si è puntualmente verificata ai primi di agosto, proprio come accade 4 anni fa quando la malattia, partita ancora una volta dalla bassa Ogliastra, provocò un’ecatombe tra le greggi, un dramma collettivo accompagnato dalle scene di disperazione tra gli allevatori che dovettero sotterrare montagne di carcasse.

Se tutto andrà bene i professionisti arriveranno quest’oggi accompagnati dalla speranza che la profilassi sui capi non ancora infettati possano arginare la diffusione del virus che colpisce i ruminanti e viene veicolato dal culicoide, insetto ematofago che prospera in queste condizioni climatiche caratterizzate dal caldo e dall’umidità. L’emergenza tocca da vicino anche gli allevamenti bovini: un altro, preoccupante effetto dell'irruzione della Blue tongue nella Sardegna centrale è il blocco delle movimentazioni del bestiame. Le restrizioni, in presenza di focolai certificati come quelli riscontrati dal Centro di referenza nazionale di Teramo, si estende per un raggio di 150 chilometri coinvolgendo anche i bovini, ugualmente colpiti dalla malattia seppure in forma decisamente più lieve , con ricadute economiche negative anche su questo comparto .

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