La Nuova Sardegna

Green pass a scuola, l’allarme dei presidi sardi: impossibile controllare tutti

Salvatore Santoni
Green pass a scuola, l’allarme dei presidi sardi: impossibile controllare tutti

In certi istituti comprensivi ci vorrebbero più di 20 persone per presidiare i plessi. De Pau (Anp): «I ministeri incrocino le banche dati per evitare lungaggini inutili» 

22 agosto 2021
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SASSARI. Il green pass è cosa buona e giusta, ma pensare di piazzare un controllore all’ingresso di ogni plesso scolastico per spulciarli ogni giorno è una follia. Mancano poche settimane all’avvio del nuovo anno e tra i presidi sardi cominciano i primi mal di pancia. Le attuali norme nazionali prevedono infatti verifiche sui certificati verdi che necessitano del dono dell’ubiquità.

«Il problema sui controlli è relativo anche alla privacy – spiega il capo dei presidi sardi e presidente dell’Anp, Massimo De Pau – noi possiamo controllare se i docenti hanno il green pass ma non quando scade. Quindi ogni giorno ci vorrebbe una persona in ogni plesso che faccia questi controlli. Ci sono dirigenti, faccio un esempio nell’istituto comprensivo di Bono, che devono gestire 23 plessi e quindi servirebbero altrettante persone che ogni mattina si mettono agli ingressi».

La proposta. Il sindacato sardo dei presidi ha sottoscritto una proposta di soluzione avanzata a livello nazionale dalla stessa sigla. «Basterebbe semplicemente che i ministeri della Salute e dell’Istruzione – riprende De Pau – si interfaccino per incrociare le banche dati. L’Anp ha chiesto esattamente questo, la nostra proposta è di avere i dati completi del green pass». In questo modo i controlli sarebbero più agevoli. I presidi acquisirebbero i dati sui certificati verdi, compresa la validità, in modo che i docenti possano tranquillamente entrare a lavoro fino a quando durerà la copertura vaccinale.

I no-vax. «In questo modo – aggiunge De Pau – andremo a controllare soltanto i non vaccinati. E se ti trovi davanti il docente no-vax dovrà farsi il tampone a pagamento. Il problema è che rischiamo di trovarci ogni due giorni con classi che restano senza insegnante, immaginate che tipo di servizio diamo ai ragazzi. E non possiamo nominare supplenti prima del quinto giorno di assenza. Non è didattica questa».

Occhi a Roma. Tra i presidi sardi serpeggia molta preoccupazione. Tutti gli occhi sono puntati alle decisioni che verranno prese a Roma. Nel frattempo, il telefono del presidente dell’Anp squilla di continuo. «Cerco di tranquillizzare i colleghi – spiega De Pau –. Anni così non li abbiamo mai vissuti. C’è incertezza soprattutto sul tipo di servizio che si riuscirà a dare e le eventuali violazioni di privacy. Purtroppo per il momento c’è chi pensa che noi presidi dobbiamo fare i poliziotti». L’Anp conta tra gli iscritti l’80% dei presidi sardi e oltre il 50% a livello nazionale. «Siamo i più rappresentativi – taglia corto il presidente – il ministero non può fare le cose senza di noi». «Queste sono problematiche di cui i politici non possono non farsi carico – aggiunge –. Non hanno idea di come funziona una scuola. Non è possibile che non si rendano conto che non è fattibile una cosa del genere. So che ci sono interlocuzioni informali con il ministero, martedì prossimo si terrà un incontro con la maggior parte dei sindacati. Credo che qualche novità arriverà».

Incognita trasporti. I presidi sardi hanno in testa un obiettivo preciso: assicurare agli alunni e agli studenti una didattica in presenza. Ma il cammino verso il successo è costellato di insidie. «Specie alle superiori – riprende il presidente dell’Anp – non so quanto riusciremo a garantire le lezioni in presenza, non solo per green pass ma anche per i trasporti. Chi controlla se i ragazzi rispettano il distanziamento o usano la mascherina sui bus e sui treni? In questo versante non è stato fatto niente rispetto all’anno scorso. Al minimo caso di positività la classe va in quarantena».

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