La Nuova Sardegna

Allevatore 74enne assassinato a coltellate

di Simonetta Selloni
Allevatore 74enne assassinato a coltellate

L’uomo ucciso dopo una breve colluttazione, il cadavere trovato dal figlio Decine di persone in caserma, sembra esclusa l’ipotesi di una vendetta

29 agosto 2021
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INVIATA A ORUNE. Qualche mano pietosa ieri mattina ha ricoperto con della terra la macchia di sangue, sullo sterrato che, subito dopo la cantoniera dismessa sulla Statale 389, si addentra verso Su Cumonale ’e susu di Orune. Il sangue è di Mauro Antonio Carai, allevatore di 74 anni: ucciso venerdì notte a coltellate, inferte da qualcuno incrociato sulla via del rientro verso il paese, a venti metri dalla 389. La scoperta del delitto l’ha fatta il figlio Giovanni, che lo aiuta in campagna. È andato a cercarlo, perché quest’uomo metodico, tutto casa-bestiame-casa, a notte fonda non era ancora rientrato dal terreno comunale in cui i Carai hanno le pecore. Giovanni Carai non ha dovuto fare molta strada: la Fiat Punto del padre ferma, la sagoma del genitore riversa sullo sterrato, il corpo dilaniato dalle coltellate. Il figlio ha capito, il cuore a mille per un dolore – ma forse anche un omicidio – senza testimoni se non le sughere di Sant’Efisio; in un estremo tentativo dettato più dalla speranza che dalla razionalità, Giovanni Carai ha chiamato il 118, e da Orune è arrivata l’ambulanza e anche la guardia medica. Per l’anziano allevatore non c’era più nulla da fare. Da Nuoro, avvisati dal 118, sono arrivati i carabinieri del Nucleo investigativo coordinati dal maggiore Michele Cappa, poi il colonnello Saverio Aucello, comandante del Reparto operativo, e il sostituto procuratore della Repubblica Riccardo Belfiori.

Un omicidio, quello di Mauro Antonio Carai, lontano dai cliché agro-pastorali, senza muretti a secco, senza fucilate, in una zona dove in passato si sono incrociati percorsi di vendetta: non lontano da qui, nel 2001, era stato ucciso l’ex latitante Damiano Pirrolu. Ma Carai è una vittima scomoda, almeno dal punto di vista investigativo: l’allevatore era praticamente uno sconosciuto per le forze dell’ordine. Lavorava con il figlio, le pecore a Sant’Efisio e a Marreri, in alcuni terreni di proprietà, e bovini in terreni in affitto da privati. Andava in campagna e poi rientrava: niente deviazioni, nemmeno al bar. Gli orunesi praticamente non lo incrociavano, come dice anche il sindaco Pietro Deiana (in questa stessa pagina): mesi se non anni senza vederlo. Le coltellate lasciano intendere un delitto d’impeto, più che un omicidio pianificato. La vita di Carai era scandita da una routine evidentemente non scalfita da paure. Non era armato: chiunque avesse avuto dei conti in sospeso con lui avrebbe potuto colpirlo in qualunque momento. Il corpo dell’allevatore era fuori dall’auto, e dentro non sono state trovate tracce di sangue o di collutazione. Mauro Antonio Carai è uscito da solo dalla macchina, quindi significa che ha incontrato qualcuno che con tutta probabilità conosceva e con il quale ha parlato. Una o più persone? Carai era un uomo robusto, una reazione a un’aggressione si sarebbe dovuta mettere nel conto. Potrebbe essere sorta una discussione, parole di troppo, forse: a meno di pensare a qualcuno che scientificamente è andato a cercare l’allevatore armato di cattive intenzioni. E di un coltello. Comunque sia, la situazione è degenerata, e per terra è rimasto il corpo senza vita di Carai. Dopo il delitto, l’autore si è allontanato. Era buio, potrebbe esser passato inosservato. Per ora, non sarebbero emersi testimoni. L’ex caserma di Sant’Efisio, vicina al punto dell’omicidio, è stata “riconvertita” a ricovero di bestiame, ma la sera gli allevatori lasciano la campagna e vanno a Orune, 6 chilometri che sembrano tre volte tanto per via delle curve e controcurve. Sono molte le aziende che si trovano nel territorio cumonale, senza contare le proprietà private: vale però la considerazione di prima, il fatto che alla sera le campagne si spopolino.

Il corpo dell’allevatore è stato portato a Nuoro, dove domani il medico legale Vindice Mingioni dovrebbe eseguire l’autopsia. L’auto invece, è in caserma, a Orune, dove ieri per tutto il giorno sono stati ascoltati conoscenti di Carai e allevatori della zona. Oggi a Orune è la ricorrenza della Beata Vergine del Carmelo, la più sentita nel paese. Ma nessuno ha voglia di festeggiare.

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