La Nuova Sardegna

Di un soffio entro i limiti: l’isola resta zona bianca

di Roberto Petretto
Di un soffio entro i limiti: l’isola resta zona bianca

Raggiunta (ma non superata) la soglia del 15% dei posti in area medica

01 settembre 2021
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SASSARI. Se le scelte fatte sinora dalla Cabina di regia del ministero della Salute hanno un valore, la Sardegna rimarrà in zona bianca anche la prossima settimana. Ma proprio per pochissimo: con uno o due ricoveri in più alla chiusura del report settimanale dell’agenzia Agenas, l’isola avrebbe avuto tutti i parametri oltre la soglia limite e sarebbe quindi andata in zona gialla da lunedì prossimo. Invece il nuovo incremento di ricoveri in area medica ha portato la Sardegna proprio al limite del 15 per cento di occupazione dei posti disponibili: 240 persone assistite in ospedale. Gli altri due parametri sono stati superati da tempo e l’unico elemento che ancora ci teneva e ci tiene in zona bianca era appunto il numero dei ricoveri in area medica contenuti entro il 15 per cento dei posti disponibili.

La data importante. Perché la data di ieri era importante? Il decreto legge 105 del 23 luglio stabilisce i criteri di classificazione delle Regioni. Il primo requisito per restare in zona bianca è «un’incidenza settimanale dei contagi inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti per tre settimane consecutive». E in Sardegna lo abbiamo superato da tempo. Però si può restare in zona bianca anche se «l’incidenza settimanale dei contagi è pari o superiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti», ma a condizione che sussista uno di questi altri due elementi: o un «tasso di occupazione dei posti letto in terapia uguale o inferiore al 10 per cento». E anche questo requisito la Sardegna non lo ha più perché da giorni il tasso di occupazione è superiore a quel 10 per cento. Oppure un «tasso di occupazione dei posti letto in area medica uguale o inferiore al 15 per cento». E qui ci siamo ancora per un soffio. Quale giorno bisogna tenere in considerazione? Il rapporto Agenas che finisce sul tavolo della Cabina di regia viene chiuso il martedì e quindi cristallizza l’ultimo dato disponibile che per ora è al 15 per cento e che quindi non supera la soglia di rischio.

Il bollettino. È chiaro che, se l’andamento dei contagi e dei ricoveri dovesse continuare, il problema sarebbe solo rimandato. Da oggi a martedì prossimo questo dato non dovrà crescere. Ancora meglio se regredirà. Ma le cifre di questi ultime settimane non inducono all’ottimismo. L’ondata turistica è destinata a perdere forza, ma l’effetto sul contagio si sentirà ancora per qualche tempo. Per ora viaggiamo ancora al ritmo di centinaia di contagi al giorno. Ieri 220 su 10.883 test effettuati. Si impenna, in una sola giornata, il numero dei ricoveri in area medica (13) mentre rimangono stabili quelli in terapia intensiva. Ci sono anche altri quattro morti: due uomini, di 68 e 88 anni, e una donna di 101 anni, residenti nella Provincia del Sud Sardegna, ed un uomo di 75 anni della Città metropolitana di Cagliari.

I vaccini. Intanto la Sardegna è sempre più vicina al traguardo del milione di persone che hanno concluso il percorso vaccinale: secondo il report del governo ad ieri erano 985.892 i sardi che avevano completato il ciclo con due dosi o con la monodose Janssen. Un dato che se visto in relazione alla popolazione isolana vaccinabile (1.226.441), porta all'80,3% la percentuale dei soggetti immunizzati nella fascia dai 12 anni in su. Complessivamente sono state inoculate 2.114.855 dosi, l'89,6% delle 2.360.307 consegnate alla Sardegna dalla struttura commissariale.

L’appello da Samassi. «Abbiate fiducia e vaccinatevi, facciamolo per noi, per amore dei nostri cari e per dovere verso il prossimo. Milioni di persone l'hanno già fatto e stanno bene, io stesso e la mia famiglia siamo vaccinati così come i medici e gli scienziati che ogni giorno ci invitano a farlo. Nessun mistero e nessun complotto, solo scienza e fiducia nella medicina». È l'appello lanciato dal sindaco di Samassi Enrico Pusceddu. Un invito accorato perché il Covid non ha risparmiato il paese. «Abbiamo trascorso un anno mezzo terribile, fatto di sacrifici, privazioni dolore e paura. Tanti compaesani, più di quelli che s'immaginano, hanno toccato con mano cosa significhi risultare positivi al Covid».

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