La Nuova Sardegna

Prezzo del metano: «Ora intesa con l’Europa»

di Giuseppe Centore
Prezzo del metano: «Ora intesa con l’Europa»

Il presidente dell’Autorità regolatoria interviene a un convegno a Cagliari: «Per l’isola serve una deroga, ma va costruita con la Commissione Ue»

29 settembre 2021
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CAGLIARI. La strada per la transizione energetica, con l’addio al carbone al 2025 e la crescita impetuosa da subito per le rinnovabili, è ancora lunga e non trova tutti i protagonisti concordi. Una prova ulteriore la si è avuta nella prima giornata ieri del convegno promosso da Sotacarbo e Università di Cagliari sulla transizione energetica, che si è tenuto nell’aula magna della facoltà di ingegneria. Oggi si continua a Carbonia, all’auditorium del centro ricerche Sotacarbo, la società regionale che si occupa di nuove tecnologie legate al carbone, e alla cattura della anidride carbonica.

Ieri è stata la volta dei politici, con l’assessore all’ambiente Gianni Lampis, delle aziende interessate alla trasformazione energetica dell’isola, (Enel, Snam, Italgas, Enea e Rfi) e soprattutto del presidente dell’Autorità regolatoria per le reti energetiche e l’ambiente Stefano Besseghini. Proprio ieri l’Autorità ha deciso, sulla base del mercato, quanto aumenteranno le bollette del gas e dell’energia elettrica. Ma ieri il suo presidente ha anche lanciato un chiaro messaggio a governo e parlamento proprio sul sistema energetico sardo, oggi, regolato sino a fine 2022. Adesso i sardi che usano il gas rappresentano circa 50mila famiglie, più dei due terzi ad aria propanata e il resto tra gas naturale e qualche residuo di Gpl ancora da convertire entro l’anno, e pagano una tariffa per i costi di distribuzione “costruita” solo per la Sardegna. Tariffa provvisoria che sta per scadere. E qui interviene Arera, che col suo presidente ipotizza due strade da percorrere: disegnare un meccanismo, è il senso del ragionamento, che consenta di mantenere il prezzo del gas trasportato verso l’isola allineato al prezzo nazionale e discutere con l’Unione Europea per una deroga che già si applica alle regioni di prima metanizzazione per evitare che si cada, senza dialogo e confronto nella pericolosa china degli aiuti di stato non concordati. Il presidente di Arera ha lasciato intendere, e così è stato colto dai partecipanti all’incontro, che si potrà andare verso una proroga per altri tre anni dell’attuale sistema regolatorio, che quindi “ripara” in parte anche i sardi delle turbolenze del mercato libero, ma che poi il tutto va regolato definitivamente.

E qui entra in gioco la politica, richiamata da quasi tutti gli interventi, tecnici e no, della seduta di ieri. Al di là dei singoli progetti (Enel che vuole elettrificare l’intera economia, Snam che segue le indicazioni del governo sulla virtul pipe-line, Italgas che cerca di creare un mercato partendo dai bisogni, Rfi che presenta i suoi piani per la rete, ma non cita il treno a idrogeno) quello che serve, come ha ricordato il presidente di Sotacarbo, Mario Porcu, «è una decisione politica chiara e forte». Questa dovrebbe arrivare a giorni con il decreto del presidente Draghi che recepisce la legge sui due poli, che forse diventeranno tre con Oristano insieme a Porto Torres e Portovesme. «Ma va spiegata bene – ha detto il presidente di Confindustria Sardegna Maurizio De Pascale – perchè forse è accettabile un sistema misto di gas tubo-camion, ma va fatto calare nella realtà, senza creare sardi di serie A, vicini alle aree urbane e quelli di serie B, distinti e distanti costretti ad approvvigionarsi con i carri bombolai. Vorrei sapere perchè Ischia ha il suo gasdotto, pagato anche dai sardi e noi non possiamo avere una rete che raggiunga tutti e faccia sviluppare il mercato energetico, pagata a sua volta da tutti gli italiani». Domanda accolta nel silenzio degli astanti, così come la riflessione breve ma incisiva di Sergio Garribba, advisor per l’energia del ministero degli Esteri, con un prestigioso passato di incarichi e responsabilità. «Discutere di sistemi energetici per la Sardegna è importante, ma prima bisogna chiedersi che tipo di economia vogliamo, quale sviluppo intendiamo perseguire, quali opzioni riteniamo strategiche».

@gcentore.

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